Passa il tempo, passano gli anni ma non passa mai il mordente dei Transplants, che continuano a picchiare duro col loro punk misto al rap come se fosse ancora il primo giorno. Per chi non li conoscesse o li ricordasse solo per brani celebri come “Diamonds and guns” o “Gangesters and thugs” (entrato anche a far parte della colonna sonora del noto telefilm per teenager “The O.C.”), va fatta una piccola premessa e cioè che i Transplants sono da considerarsi una specie di supergruppo, perché è formato da musicisti piuttosto noti nella scena punk e main americana, come Tim Armstrong dei Rancid e Travis Barker ex Blink -182 e +44.
La premessa fa capire che ci troviamo davanti a personaggi di un certo livello, il che spiega anche la discontinuità con cui pubblicano dischi, infatti questo “In a Warzone” arriva ben 8 anni dopo “Haunted Cities” e dopo un periodo in cui la band si era presa un break, salvo riunirsi poi nel 2010.
Il disco non delude, è nel perfetto stile della band, con pezzi che ti fanno sanguinare le orecchie e altri più melodici e mediamente tranquilli; di certo non deluderà i fan della prima ora ma riuscirà anche a piacere ai neofiti del gruppo, perché comunque si tratta di un buon lavoro.
Sotto un profilo tecnico, infatti, non c’è nulla da eccepire, nel senso che da persone scafate come i Transplants non ci si poteva che aspettare qualcosa costruito a puntino.
L’ispirazione è fondamentalmente punk, in stile Clash con qualche piccolo tocco di rap e benché possa sembrare una bestemmia, il connubio tra i due funziona piuttosto bene.
Nella tracklist spiccano brani come “In a Warzone” , in puro genere “orecchie sanguinanti” di cui sopra, ma anche “Come Around”, decisamente più tranquilla, poi “Back to you full”, una sorta di ballata hardcore e “Gravestones And Burial Plots”, in cui le parti di batteria del buon Travis regnano.
autore: Veronica S. Valli