Ventitré anni fa il cantautore della Virginia titolava il suo quinto album “The hard way” e aveva al suo fianco i Dukes. Oggi Steve Earle, è tornato più che mai a calcare le strade del suo Paese con i Dukes rinnovati e con la duchessa, la sua compagna e musicista Allison Moorer.
Le strade degli Usa viste da Earle sono quelle depresse dove si stenta ad andare via. Da grande cantautore, quale è sempre stato, Earle osservare e descrivere efficacemente ciò che accade intorno a lui, dando la possibilità all’ascoltatore di immedesimarsi subito nelle situazioni che vengono rappresentate nelle sue canzoni.
La title track, posta all’inizio della tracklist, è lo strumento che Earle utilizza per descrivere le fabbriche con i vetri rotti viste nel suo viaggio nell’autostrada … depressa. Il sound è condito da un country-folk emotivamente forte ed empatico.
Earle non si è mai risparmiato dal cantare le sofferenze delle classi meno abbienti, e non ha mai nascosto la sua tendenza politica, decisamente di sinistra, che lo hanno spinto a cantare il blues dei disadattati di New Orleans – come in “That all you got?” dove, supportato alla voce dalle Moorer, racconta delle conseguenze dell’uragano Katrina.
Con “Invisible” ci descrive la povertà esistenzialista del cittadino medio Usa che è improvvisamente sprofondato nella miseria più nera. “Calico county” è l’unico brano rock con un riff tirato e coinvolgente, si avvicina al rock anche l’acustico folk country e giocoso di “Down the road”, mentre “Burnin’ it down” è una ballata country dalle parole incendiarie e rivoluzionarie.
Il testo più denso dell’intero lavoro è “Pocket full of rain”, riflessivo, malinconico e con una gran voglia di fuggire le sofferenze. In “21th century blues” Earle è impietoso con il sogno americano, mostrando tutto il suo disincanto verso questo mito che, come ci ha insegnato anche Springsteen, è sempre stato effimero. Al cd è allegato il dvd con i making of del disco e del video di “Invisible”.
autore: Vittorio Lannutti