Il 7 giugno i Liars sono a Torino alle Ogr, all’interno della rassegna Musica 90, per una delle ultime tappe del tour che li ha portati in giro per mezza Europa a presentare l’ultima loro release .
Grande attesa da parte del pubblico torinese per la band che negli ultimi anni, con il suo eclettismo, ha dato vita ad album e produzioni sempre diverse, ha percorso una strada in continua evoluzione e cambiamento, dal punk rock alla new wave, all’elettronica, ha sorpreso, sempre e continuamente in ogni performance live per energia, improvvisazione, coinvolgimento.
Ad accoglierli a Torino una location grandissima, forse troppo per le circa 200 persone presenti, ma davvero bella nella sua anima post industriale.
L’attesa è davvero grande – il concerto inizia con più di un’ora di ritardo – Angus Andrew si posiziona a centro palco ed è il protagonista carismatico indiscusso, Hemphill e Julian Gross (quest’ultimo proveniente direttamente dagli anni 70 o forse da un altro pianeta) si sistemano rispettivamente ai synth e alla batteria.
Il set è esattamente tutto il contrario di quello che il più affezionato pubblico dei Liars si sarebbe aspettato. Niente punk, niente rock, niente evoluzioni elettroniche cervellotiche e difficili come nel loro ultimo lavoro.
Niente di tutto questo.
Solo un’ora o poco più di cassa dritta e synth anni 90 ad accompagnare le contorsioni canore di Angus.
Un set quasi del tutto uguale a se stesso, fatta eccezione per un breve incipit che ha richiamato le sonorità intricate di WIXIW, e del bis , unico momento in cui il gruppo newyorkese ha ripescato dal passato punk, in un momento di lucidità.
Un set volutamente trash, che aveva l’obiettivo – forse- di far ballare un pubblico abbastanza glaciale, critico e altezzoso.
Forse perché ci aspettiamo che il mutamento di band del loro calibro sia sempre in positivo, sia qualcosa di nuovo, avanguardia, sperimentazione. Invece il live non decolla e il pubblico non sembra contento.
Forse il loro intento era stupire e creare rottura, e sicuramente ci sono riusciti, oppure divertire, o sono impazziti, come la maggior di noi (sì, mi ci includo anche io) avrà pensato. O, semplicemente, è un’altra fase del loro percorso e non lo abbiamo capito.
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autore: Sara Ferraiolo