Giunto al terzo album il quartetto dei bdrmm compie un deciso passo laterale per fare evolvere la loro musica, spostando decisamente il suono shoegaze degli esordi che li ha imposti con decisione sulla scena britannica e internazionale.
Per questo Microtonic edito dalla Rock Action dei Mogwai, la band di Hull ha spostato decisamente l’asse verso l’elettronica in odore di dancefloor e questo passaggio potrebbe essere duro da digerire per i fan della prima ora. E in effetti il brano d’apertura “goit” rappresenta un bel salto rispetto al passato, con i ritmi glitch che sovrastano rumorismi di matrice industrial, mentre la voce di Sydney Minsky-Sargeant dei Working Men’s Club intona un testo disperato pregno di rassegnazione, prima che il finale sposti l’asse verso toni ambient che ritroveremo in altri passaggi dell’album.
I testi sono spesso cupi e scritti come sempre da Ryan Smith che i fase di presentazione del disco li ha spiegati parlando di come “Sembra che passiamo ogni momento di veglia a guardare il mondo diventare un posto sempre più difficile in cui vivere”.
Proprio la direzione presa per realizzare questo nuovo disco ha permesso ai bdrmm di recuperare una vecchia canzone come “John on the Ceiling” che non aveva trovato spazio sui dischi precedenti e che qui viene rivestita di synth morbidi ed eterei che spingono l’ascoltatore verso una dimensione del tutto diversa da ciò che lo può circondare.
Il singolo che ha lanciato l’album è molto in linea con quanto di buono i bdrmm hanno proposto nei due dischi precedenti. “Infinity Peaking” è forse il miglior modo per segnare un punto di passaggio dal gruppo degli esordi a quello che guarda decisamente in avanti di oggi. Un brano accattivante che sembra segnare un punto di congiunzione tra gli Slowdive e i Sigur Ros catapultati in un ambito pop che fa inevitabilmente facile presa sugli ascoltatori.
“In The Electric Field” presenta un testo in larga parte recitato in stile spoken words dall’alto ospite presente sul disco, Olivesque, mentre il suono presenta chitarre distorte e synth pesanti e invasivi che duettando si alternano verso un finale in crescendo tipico del post rock dei titolari di etichetta Mogwai.
“Clarkycat” è un brano che spinge decisamente verso i dancefloor miscelando le costruzioni lente con strumentali ritmici incalzanti, mentre “Sat In The Heat” suona abbastanza anonimo facendosi facilmente ascoltare e altrettanto facilmente dimenticare.
La chiusura dell’album è affidata a due brani interessanti come “Lake Disappointment” incalzante e ipnotica, mentre la conclusiva “The Noose” ha u respiro più cinematografico e rappresenta un compendio ideale di tutto Microtonic, un disco che decisamente spiazza ma che ha anche diversi punti di contatto con quanto i bdrmm hanno saputo creare in precedenza per conquistarsi un deciso spazio nel rock britannico di questi ultimi anni.
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Ph. credit: Stew Baxter
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