Un suono e un’idea precisa quella che si sente in “I’M In Control” (Soundinside Records) dei Fanali, gruppo composto da Caterina Bianco (voce, synth, violino), Michele De Finis (voce, basso, chitarra, noises, programming) e Jonathan Maurano (batteria).
“I’M In Control” è disco coeso e caldo, intriso di un’elettronica e di ambientazioni con riferimenti agli anni ottanta e a un certo post rock di fine millennio, ma proteso, per lunghi tratti, a una “ballabile” dimensione che si discosta dagli umori che avevano caratterizzato il precedente “Shidoro Modoro”.
All’ascolto si avverte, poi, cura e attenzione nei suoni e nella loro realizzazione: la produzione è a firma dagli stessi Michele De Finis e Caterina Bianco.
Apre “I’M In Control” “(Come) Closer” (con Rodrigo D’Erasmo al violino elettrico e acustico e Gabriele Lazzarotti al basso), brano che mantiene fede agli intenti nella contrapposizione tra un inizio evocativo e la seguente apertura che dà giusto peso al brano.
Su una sequenza elettronica, la sovrapposizione delle voci caratterizzano “Still”, anch’essa destinata ad evolversi in crescendo su frequenze “basse” e da “trance”.
“Sunday (A Memory)”, con la partecipazione di Pietro Santangelo ai fiati (sassofoni e flauti), volge verso “disturbate” distese oniriche.
Chiude il side A, la funzionale e riuscita “Safe” dal teso e bel finale d’archi.
Girato il vinile, e il pianoforte di “Slowly (a moment)”, suonato da Bruno Bavota (impegnato anche ai synth), si fonde lentamente all’elettronica che emerge, fino a occupare insieme spazio e tempo per l’unico (intero) strumentale del disco.
Se “(Out in the) Dark” si veste con “Safe” di un abito ricamato da elettronica alt-pop, “Control” (con Marcello Giannini alla chitarra e ai droni) si fa forte di una segnante ritmica, per quello che è (a parere di chi scrive) il più alto momento d’ascolto, a cui segue in chiusura la notturna e ipnotica “Fear”.
L’artwork, infine, riconferma il sodalizio con l’artista visuale Sabrina Cirillo.
Il progetto Fanali dimostra come, anche in Italia, sia sempre viva l’esigenza di restituire musica al di fuori dei troppo spesso abusati circuiti a cui la nostra contemporaneità ci sta abituando.
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