Scoprii i BadBadNotGood con il loro “IV” (del 2016), disco che mi affascinò per le sue intuizioni sospese tra jazz, fusion, hip-hop, black music e avanguardia, trasfuse in ottimi brani quali “Speaking Gently”, “Confessions Pt II” (con Colin Stetson), “IV”… per un lavoro che, anche nei momenti più morbidi e semplici come “In Your Eyes” (con Charlotte Day Wilson) o più spendibili come “Time Moves Slow” (con Sam Herring) e “Hyssop of Love” (con Mick Jenkins), manteneva una sua dignità; da lì a ritroso il valido sebbene preparatorio “III” del 2014 (da citare “Triangle”, “Confessions”, “Eyes Closed”, “Hedron”, “Cs60”).
Quelli che in “IV” erano punti deboli, risollevati però dalla totalità di un disco nel complesso riuscito, oggi appaiono il perno “instabile” su cui i BadBadNotGood hanno deciso di far girare la loro musica, come testimonia “Mid Spiral” (XL Recording), lavoro che appare troppo “soft” e “pop” e in linea con l’attuale corrente che si sta preoccupando più di andare in contro agli umori del mercato che a riempire di sostanza e contenuto la funzionale forma; sensazione analoga l’ha trasmessa anche l’ultimo lavoro discografico, uscito a settembre di questo 2024, degli Ezra Collective “Dance, No One’s Watching”, affetto da un male che ha colpito (per restare in tema e, in parte, in genere) Nubya Garcia con “Odyssey” (per la recensione si rimanda a quanto scritto quì).
“Mid Spiral” è diviso in tre parti “Chaos”, “Order” e “Growth” (di fatto tre EP chiusi ora in un unico LP) che indicano per i BadBadNotGood “lo stato del mondo in generale”: “From the material, three distinct moods emerge, a deeper reflection of where the musicians are within their own personal lives, along with the state of the wider world: Chaos, Order and Growth” (si legge sul sito della XL Recording https://shop.xlrecordings.com/format/1547859-mid-spiral consultato il 31.10.24).
Messo il vinile sul piatto, il disco, sebbene la suddivisione in tre parti, scorre con una indiscutibile omogeneità (che ne è sicuramente pregio, ma al contempo anche difetto considerando la qualità “media” delle composizioni), ma senza picchi, per brani comunque ben suonati, da gradevole sottofondo o colonna sonora retrò di lusso, complice anche una compagine allargata che, oltre ad Alexander Sowinski, Chester Hansen e Leland Whitty, vede anche Felix Fox-Pappas (al pianoforte, Wurlitzer, organo e sintetizzatore), Kaelin Murphy (alla tromba, trombone, oboe e all’EVI), Juan Carlos Medrano (alle percussioni) e Tyler Lott (alla chitarra elettrica e acustica).
In “Chaos” (che poi chaos non è e sinceramente, vista la dichiarazione d’intenti, ci si aspettava sicuramente qualcosa di più “complesso”) si fanno apprezzare “Weird & Wonderful”, la bella “Mid Spiral”, “Last Laugh”, “Your Soul & Mine”.
In “Order” spicca la notturna e jazz “Playgroup” (tra i momenti più riusciti del disco), mentre perplimono le sonorità latinoamericane (“Taco Taco” e “Sétima Regra” per tutte).
Da “Growth” la riuscita “First Love”, emergendo per le restanti tracce la denunciata “ordinarietà”.
Per completezza va detto che il formato liquido presenta poi l’ulteriore brano “Best Left Unsolved”.
Sicuramente si può dire che con “Mid Spiral” i BadBadNotGood abbiano mostrato un’eclettica visione e una capacità di esprimere più linguaggi, ma il tutto suona troppo “politically correct” e modaiolo…
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