Anni fa, ascoltando Sandro Perri (sono particolarmente legato al suo “Soft Landing”), mi sono imbattuto in Eric Chenaux, presente come ospite in alcuni suoi lavori (“Tiny Mirrors” e “Plays Polmo Polpo” e con Perri nel progetto Off World); da lì la scoperta del fantastico mondo obliquo di Chenaux che oggi trova un’esatta quadra con “Delights Of My Life” (Constellation/Murailles Music) a nome Eric Chenaux Trio (a comporre il trio, con Chenaux alla chitarra e voce, Ryan Driver al Wurlitzer e alla voce e Phillipe Melanson alle electronic percussion e alla voce).
Chenaux è autore di una cospicua discografia, divisa tra lavori a suo nome, collaborazioni e partecipazioni; per introdurre “Delights Of My Life”, è necessario riavvolgere di un poco il nastro, e partire dalle ultime tre pubblicazioni a suo nome (“Slowly Paradise”, “Say Laura” e “Hello Eyes”) che hanno messo a fuoco un percorso durato negli anni e che aveva visto una prima svolta con il bel “Skullsplitter” del 2015 (da citare “Have I Lost My Eyes?”, “Skullsplitter”, “Spring Has Been A Long Time Coming”, “Poor Time”).
Il 2018 è l’anno del riuscito “Slowly Paradise”, mentre il 2022 è l’anno dell’ottimo “Say Laura” (in entrambi con Chenaux c’è Ryan Driver al Wurlitzer), dischi in cui le visioni astratte e oblique di Chenaux maturano e vanno a comporre viaggi sonori unici, sghembi, fragili e intricati che si sublimano nelle belle “Bird & Moon”, “Slowly Paradise”, “An Abandoned Rose” (in cui appare emergere il fantasma di John Fahey) e “Wild Moon” da “Slowly Paradise”, e “Hello, How? And Hey”, “Your New Rhythm”, “Say Laura”, “There They Were” e “Hold The Line” da “Say Laura” (in sostanza tutto il disco “Say Laura” di per sé è perfetto).
Il 2022 è però anche l’anno del poco convincente “Hello Eyes” (uscito su cassetta oltre che liquido), in cui Chenaux definisce il suono ora con un’elettronica scarna ma non efficace (si ascolti il brano eponimo), ora con eccessiva avanguardia spesso impalpabile (come “Courtyard Tropics 1 & 2”); interessante resta “The Last Fuzz”. “Hello Eyes” di fatto fa da contraltare negativo al pregevole “Say Laura”.
Ora, con “Delights Of My Life”, Chenaux, Driver e Melanson, trovano l’esatta quadratura del cerchio in una perfetta sintesi di quanto di buono ottenuto da Chenaux con “Say Laura” ma qui restituito con una forma più quadrata, composta, temperata ed ecumenica, in cui le divagazioni sono posate anche quando si aprono a linguaggi più astratti e obliqui, come certifica da subito la splendida “This Ain’t Life” (dieci minuti di poesia cantata e suonata).
Se esatta è anche “I’ve Always Said Love”, la (superiore) versione qui presente di “Hello Eyes” testimonia quanto sopra detto in merito all’omonima pubblicazione del 2022.
Girato il vinile, è il tempo della notturna e intima “These Things” che anticipa l’incredibile “Light Can Be Low”, in cui il cantato è supportato, con inaspettata eleganza, da una chitarra in decomposizione.
Se pennellate impressioniste caratterizzano “Simply Fly”, la sognata e sognate “Delights Of My Life” sublima trame jazz, mossa da indefinibili mondi sonori in espansione e contrazione, anch’essi di un’eleganza ineguagliabile.
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