Dopo la prima pubblicazione con Fire Records, la ristampa del loro disco di maggior pregio (Twin Infinities), i Royal Trux proseguono nell’opera di riportare alla luce le loro produzioni che coprono il periodo 1988-1993. Questo secondo step comprende le nuove rimasterizzazioni di ‘Hand Of Glory‘ e ‘Untitled‘, in uscita 1° novembre. Ma prima di addentraci nello specifico di queste ristampe, è bene fare una breve cronistoria della band.
Siamo nel 1990 quando si chiude l’esperienza dei Pussy Galore – una autentica fucina di talenti che darà vita in seguito ad alcuni dei progetti più interessanti dell’underground americano come Jon Spencer Blues Explosion, Chrome Cranks, Boss Hog, Free Kitten e Royal Trux appunto – che partendo dalla rilettura completa di Exile On Main Street dei Rolling Stones, prodotta su cassetta in soli 550 esemplari che oggi si vendono (a trovarle) a cifre da capogiro, si affermò nel breve volgere di quattro album, più un live postumo che documenta il loro ultimo concerto tenuto nel dicembre del 1989 al CBGB’S di New York. In quella band insieme a Bob Bert, Cristina Martinez, John Hammill, Jon Spencer, Julie Cafritz, Kurt Wolf, Tom Smith, figurava anche Neil Hagerty che insieme alla giovanissima Jennifer Herrema darà vita ai Royal Trux per mettere in pratica e spingere la musica a livelli più estremi. Il loro obiettivo, fin dall’inizio, è stato quello di decostruire il rock ‘n’ roll e rimetterlo insieme come meglio credevano, con la loro visione artistica la loro idea di rock n’ roll come base strutturale da cui può essere frammentato, astratto e decostruito per arrivare ad una sorta di “avant americano”.
L’avant rock n’ roll dei Royal Trux si sarebbe avvicinato alla struttura convenzionale delle canzoni negli album successivi a quello che è considerato il loro album manifesto, Twin Infinitives, ma lo sperimentalismo caotico di quell’album divenne la base di tutta la musica della band, portandoli a diventare punto di riferimento per tanti musicisti. La loro influenza è visibile in band contemporanee come Liars, the Kills, Sleigh Bells, MGMT, of Montreal, Black Keys, Hot Chip e altri. Ma non si sono concentrati solo sulla loro musica: Hagerty e Herrema erano produttori solidi e rispettati. In un articolo retrospettivo sulla ristampa di Veterans Of Disorder a cura di Ian Svenonius, David Pajo (famoso tra gli altri per gli Slint, i Tortoise e gli Stereolab) ha parlato di una conversazione con il chitarrista David Grubbs, riguardante il lavoro di produzione di Hagerty ed Herrema su un primo singolo dei Palace Brothers (“Come In/Trudy Dies”), in cui entrambi si resero conto del livello di genialità con cui avevano a che fare. Furono anche tra i promotori presso la Drag City ad ingaggiare Will Oldham (come Palace Brothers) e hanno accompagnato Bill Callahan (come Smog) nel suo primo tour, in co-headlining con loro, nel 1992.
Per i primi anni, la band è stata una sorta di progetto secondario rispetto all’attività principale di Hagerty come membro dei Pussy Galore. A metà-fine anni ’80 tutti i componenti si trasferirono a New York City e nel 1988 i Royal Trux pubblicarono il loro debutto autointitolato. Non molto tempo dopo, i loro legami con i Pussy Galore attirarono l’attenzione degli abitanti di Chicago Dan Koretzky e Dan Osborn, che stavano avviando un’etichetta discografica (che si sarebbe chiamata Drag City) e chiesero alla band della musica. La band consegnò la prima pubblicazione Drag City, il 7″ “Hero/Zero”, e poco dopo il fondamentale doppio LP Twin Infinitives. Così nacque Royal Trux.
Purtroppo, per tutta la loro carriera, lo stereotipo della “coppia di drogati” li ha seguiti. A volte non hanno fatto molto per evitarlo: la Herrema è diventato il primo modello per la campagna “Heroin Chic” di Calvin Klein a metà degli anni ’90 e questo potrebbe non aver aiutato questo stereotipo. Il rovescio della medaglia, ovviamente, è che ha distolto l’attenzione dalla musica e probabilmente ha fatto perdere loro dei fan e per questo che i Royal Trux hanno trascorso la maggior parte della loro carriera ad essere incompresi.
Venendo ai due album in questione rimasterizzati per l’occasione, ci troviamo davanti a due opere completamente diverse, seppure figli di uno stesso istinto creativo. Hand of Glory raccoglie brani registrati nel 1989, quando ancora Hagerty era membro effettivo dei Pussy Galore, i cui nastri erano stati dimenticati in un vecchio baule nella cantina della casa dei suoi genitori. Le due facciate del disco contano di due suite sviluppate in maniera diversa. La facciata A contiene un brano lungo 20 minuti chiamato “Domo des Burros (Two Sticks)” che inizia con una traccia di batteria programmata e, nel corso dei successivi diciannove minuti, Hagerty e Herrema aggiungono varie tracce: parti di parlato incomprensibile, chitarra stonata, pianoforte tintinnante e altre tracce di ritmo e percussioni. Con la traccia di batteria iniziale che rimane l’unica costante per tutta la durata del brano, ma che viene sommersa da un’infinità di suoni destrutturati difficili da digerire.
Mentre nei nastri ritrovati “Domo des Burros”era completo e mixato, quello che troviamo nel secondo lato, “The Boxing Story”, era registrato su di una manciata di bobine da 1/4” che dovevano essere riprodotte simultaneamente su diverse macchine a nastro. Ci pensò la Drag City nella prima edizione di Hand Of Glory a rendere omogenea la suite che è un omaggio a William Burroughs che Jennifer Herrema spiega così: “Electric Boxing Show, Four Kings, Golden Lament, Pots And Pansy, & K-9 To The Core sono tematicamente collegati agli elementi chiave dell’episodio di “Veronica Clare” “The Boxing Story”, che si concentra sui temi della lealtà, del potere, del costo dell’ambizione e delle lotte di chi cerca di sopravvivere in un ambiente brutale”.
Di primo acchito sembra di trovarsi difronte a suoni apparentemente indigeribili, visto che ci troviamo difronte a una composizione per nastri che presenta materiali registrati su cassette che vengono invertiti, tagliati, inseriti in collage, stratificati e inzuppati di effetti. Una sorta di caos controllato, una fluidità scomposta che diventa perfetta colonna sonora per quel “ambiente brutale” di cui parla la Herrema, che ha come fonte d’ispirazione il Lou Reed di “Metal Machine Music”, seppure riletto in maniera completamente personale e ancor più difficile da assimilare.
Diverso è il discorso da fare per “Untitled” (a volte indicato come “Skulls”) che venne pubblicato nel 1992 ed è il primo disco dei Royal Trux a contenere canzoni più o meno tradizionali e strutturate, reinventandosi come gruppo indie rock lo-fi.
Si tratta del loro primo disco “pulito”, anche se una buona metà dei brani presenti sono stati scritti ed eseguiti all’inizio degli anni ’90. Sebbene brani “Hallucination” e “Lightening Boxer” suonino certamente più simili al loro materiale precedente, anche se hanno strutture più convenzionali. L’apertura dell’album “Air” ha un’atmosfera quasi da West Coast solare di fine anni ’60, mentre “Junkie Nurse” mette in mostra le abilità acustiche di Hagerty nel fingerpicking. Poi c’è “Sometimes”, che è probabilmente la cosa più pop che i Royal Trux incideranno fino a Veterans Of Disorder.
L’amore per gli Stones emerge prepotentemente in “Blood Flowers”, mentre in ‘Sun On The Run’, emerge una probabile ossessione per i White Light/White Heat dell’era Velvet Underground.
In definitiva “Untitled” vede i Royal Trux allontanarsi dall'”incubo dissonante dei drogati”, anche se poco alla volta, in seguito arriverà un album come “Cats and Dogs” a indirizzare definitivamente la carriera del duo verso lidi più convenzionali.
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