Joe Satriani è uno di quegli artisti che non ha bisogno di presentazioni: chitarrista di fama mondiale, innovatore della “sei corde”, musicista completo, capace di spaziare dal rock, al funky, al blues, e, come se non bastasse, maestro di chitarristi del calibro di Steve Vai, Kirk Hammett dei Metallica, Andy Timmons, Alex Skolnick dei Testament; tutto questo si può riassumere in una sola parola: “Guitar Hero”. Questo termine è stato coniato negli anni ’80 per identificare tutti quei chitarristi che, con i loro virtuosismi, erano capaci di lasciare a bocca aperta i loro fan, stupiti da un modo di suonare che, per l’epoca, era pura ed assoluta innovazione. Questo termine fu usato per descrivere il talento di chitarristi come Eddie Van Halen, Yngwie Malmsteen, Steve Vai, Paul Gilbert, e, per l’appunto, Joe Satriani.
Nonostante il genere da lui proposto sia prevalentemente strumentale, privo, cioè, della partecipazione di un cantante, la sua musica è capace di affascinare migliaia di persone, che puntualmente accorrono ogni volta che il chitarrista statunitense, ma di chiare origini italiane, si esibisce dal vivo. E’ anche per questo che “Surfin’ With The Alien”, pubblicato nel 1987, è stato il primo disco di “rock strumentale“ ad entrare nelle charts di tutto il mondo, facendo ottenere a Satriani un Disco di Platino.
“Unstoppable Momentum” è il quattordicesimo studio album del talentuoso chitarrista americano, che, come suggerisce il titolo, rappresenta la sua creatività, in continuo movimento, mai statica, e sempre alla ricerca di nuovi stimoli, al fine di allargare i suoi orizzonti.
Il tour promozionale del disco tocca anche Napoli, scegliendo, come location, il teatro Palapartenope. Come era lecito attendersi, c’è stato subito un grandissimo riscontro di pubblico: pochi giorni dopo l’apertura delle prevendite si esauriscono i posti per le prime file, e, poco dopo, anche i biglietti per i settori laterali andranno a ruba. L’attesa per questo evento, inutile dirlo, è veramente alta. Il teatro è quasi pieno, e tutti sono in attesa del momento in cui il guitar hero farà il suo ingresso in scena. A fare da spalla tocca a Oli Brown, chitarrista, cantante e compositore blues britannico, che gode una discreta fama all’estero, ma che è quasi sconosciuto in Italia. Il suo blues/rock, in pieno stile anni ‘70/’80, ispirata ai mostri sacri del genere come Eric Clapton e Jonny Winter, cattura subito l’attenzione del pubblico, che lo segue con attenzione e lo applaude senza mezzi termini. Il suo show si concluderà in poco più di 40 minuti, ma non saranno in pochi a fermarsi ad acquistare “Here I Am”, l’ultimo disco dell’artista inglese, che, nel poco tempo a disposizione, ha mostrato tutto il suo talento.
Le luci si spengono, il pubblico inizia a scaldarsi, i fotografi si accalcano sotto il palco: tutto è pronto per l’ingresso del personaggio principale della serata! Il primo a salire sul palco è Marco Minneman, batterista di fama internazionale e session man per questo tour della band di Satriani, introduce, con un drum solo che dimostra parte del suo immenso potenziale, “Cool #9”. E’ proprio sulle note di questo pezzo che Joe si presenta al pubblico, con i suoi inconfondibili occhiali da sole, il sorriso stampato in faccia e, soprattutto, il suo inconfondibile stile chitarristico. Il nuovo disco verrà proposto quasi per intero: fatta eccezione “Can’t Go Back”, tutte le canzoni dell’ultima fatica di “Satch” vengono proposte dal vivo, senza soffrire minimamente il confronto con i classici. L’accoppiata “Devil’s Slide” e “Flyin’ In A Blue Dream” lascia di stucco il pubblico, letteralmente rapito dal suono della sei corde del guitar hero, che continua il suo show con “Ice 9” e, come estratti da “Unstoppable Momentum”, la title track, “The Crush of Love” , “A Door Into Summer” e “Lies And Truths”. Neanche il tempo di sentire il suono del charleston, che a tutti è chiaro quale sarà il prossimo pezzo in scaletta: “Satch Boogie”, uno classici del repertorio di Joe Satriani, che continua il suo set con “Cryin’”, e altri estratti dall’ultimo album come “Jumpin’ In” e “Jumpin’ Out”. Dopo aver eseguito la coinvolgente “Always With me, Always With You”, il guitar hero presenta la sua band, composta da Marco Minneman, precedentemente nominato, alla batteria, Mike Keneally alla chitarra e alle tastiere, e Chris Chaney al basso. Dopo essersi, momentaneamente, congedato, il chitarrista americano ritorna sul palco per eseguire ben tre canzoni: “Crowd Chant”, “Summer Song” e “Rubina”, con le quali saluta un pubblico entusiasta, in piedi ad applaudire il proprio eroe della sei corde.
Un altro appuntamento della caldissima stagione rock napoletana si è concluso, e possiamo dire che, così come successo al concerto di Bruce Springsteen, le attese non sono state deluse. Il pubblico partenopeo desidera grandi eventi come questi, che, se l’affluenza dei fan si attesterà sempre su questi livelli, diventeranno sempre più frequenti.
autore: Claudio Albero