Come molte band di valore che suonano rock, anche i Peawees restano nascosti nello scrigno dei valori più preziosi della musica italiana. Eppure, il quartetto di La Spezia l’anno prossimo arriverà al traguardo dei trent’anni di attività, spesi a calcare i palchi, soprattutto europei e a dispensare canzoni di pregevole fattura che hanno riempito 6 album apprezzati in lungo e largo dalla critica, ma che non li hanno portati all’attenzione delle masse giovanili italiane. Ma questo lo abbiamo già scritto tante volte ed è superfluo ripetere che in fondo il rock, nel nostro Paese resta una musica di nicchia.
Eppure è un vero peccato constatare che anche il nuovo disco dei Peawees avrà più successo in Spagna, Scandinavia e magari negli Usa, che non dalle nostre parti. Non fosse altro perché “One Ride” (Wild Honey Records) si pone al vertice di tutta la discografia del gruppo, per la qualità delle canzoni, per come è stato suonato da Hervé Peroncini (voce e chitarra), Fabio Clemente (basso), Dario Persi (chitarra e cori), Tommy Gonzalez (batteria) e per come è stato registrato e prodotto da Alessio Lonati, Brown Barcella e lo stesso Peroncini che ha scritto come sempre tutti i brani.
“One Ride” ha avuto una lunga gestazione non solo a causa del Covid (con Hervé bloccato dal lockdown mentre si trovava all’estero) che ha sospeso per un po’ di tempo l’incessante attività live della band, ma anche per il cambio di formazione che ha visto Dario Persi dei Radio Days prendere il posto del dimissionario Carlo Landini, e con altre situazioni personali che hanno messo ben sei anni di distanza dal precedente “Moving Target”. Un’attesa lunga ma inframezzata dalla pubblicazione di alcuni singoli e da una scelta di marketing che nei cinque mesi precedenti ha visto il rilascio di alcuni brani dell’album come singoli che hanno reso l’attesa meno spasmodica. Accanto a queste uscite i Peawees hanno accompagnato gli Hellacopters nella corposa tranche spagnola del loro tour europeo dello scorso mese di maggio, in cui hanno testato la presa delle nuove canzoni sul pubblico fan iberici.
“One Ride” è un disco fighissimo fin dalla sua copertina che vede la band ritratta su di un set, composto da drappi rossi che avvolgono tutta la scena e che a me, chissà perché, ricorda l’altare alla chitarra scelta come copertina di “Sex,Love & Rock’nRoll” dei Social distortion.. Ma il meglio arriva sin dalle prime note di “Banana Tree” brano dal ritmo travolgente che racconta la storia vera di un criminale che per sfuggire alla giustizia cerca invano di rifarsi una vita in una piantagione di banane, nelle isole Canarie, prima di essere catturato. A seguire gli altri singoli pubblicati prima dell’album e che creano un crescendo di brano in brano, dal punk di frontiera di “Drive” che usa la classica metafora del guidare senza meta per sfuggire alla ricerca di un posto migliore. Il garage di “Plastic Bullet” ha un sentore anthemico che diventerà indispensabile proporre in concerto e che mette tutti ko con il suo refrain che si fissa subito in testa.
Ci sarebbe già di che essere soddisfatti, ma siamo appena all’inizio ed ecco che in scaletta viene piazzata quella che, a mio giudizio, è il pezzo da novanta dell’album: “The Wolf”. Una canzone magnifica, un pezzo power-pop impreziosito da un incedere rockabilly, che non vorresti che finisse mai. L’esempio perfetto per rendere pieno merito al songwriting eccelso di Hervé Peroncini, che è uno dei migliori autori di canzoni rock in circolazione, non solo in Italia.
Ma “One Ride” ha ancora tante frecce al suo arco: power-pop venato di soul, garage, punk e rock & roll, con brani dall’andamento sempre trascinante. “Lost in the Middle“, parla d’amore attraverso i suoi tanti aspetti, a volte sognanti e a volte dolorosi. Tutte le canzoni andrebbero citate e raccontate da “Before I Die” alla title track, passando per altri due brani importanti nell’economia del disco come il rock’n’roll di “She Cries As She Kills” o la conclusiva “You’ll Never Be Mine Again“, che si distacca in maniera netta dal resto del disco, che vede la partecipazione di Mary Ramirez dei Detroit Cobras alla chitarra su questa composizione di Hervé scritta proprio per la band di Detroit prima della improvvisa morte di Rachel Nagy nel 2022.
“One Ride” dei Peawees è uno disco perfettamente bilanciato nelle sue diverse influenze, scritto e suonato come meglio non si potrebbe, che è davvero difficile togliere dal giradischi o dal lettore cd, e che merita di essere messo in evidenza come uno dei migliori prodotti usciti quest’anno, e che a farlo sia stata una band italiana, non può che essere un’ulteriore nota di merito.
Il disco è pubblicato da Wild Honey Records, con licenza esclusiva in Nord America tramite Spaghetty Town Records e in Spagna tramite Folc Records.
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