Alcuni artisti con il giungere della matura età riescono a restare se stessi senza apparire come una propria nostalgica sbiadita copia.
Tale operazione è riuscita Matt Johnson che, sotto il celebre marchio The The, ha dato alle stampe “Ensoulment” (Cinéola/EarMusic), più che riuscito disco di cantautorato/rock trasversale.
“Hanging on in quiet desperation is the English way” recita “Time” dei Pink Floyd e “The English Way” è quello che emerge da “Ensoulment”, un lavoro discografico che sebbene per matrice sia vicino a una certa produzione di Tom Waits e di Nick Cave, Johnson riesce a “pacificare” e ad “equilibrare” con uno stile e un’eleganza “British” tanto da renderlo beatamente dannato; nell’ascoltarlo mi è tornato alla mente The Screwtape Letters” (“Le lettere di Berlicche” nella versione in italiano) di C. S. Lewis e la “grazia” con cui il diavolo Berlicche dà consigli al nipote Malacoda in merito alla via da percorre per condurre le anime alla dannazione.
E a ben ascoltare a nome Matt Johnson/The The (senza contare l’esperienza con i The Gadgets), la vena cantautorale/rock e narrativa di Johnson si intravedeva già tra i solchi del decomposto viaggio di “Icing Up”, delle lisergiche “(Like a) Sun Rising Through My Garden” e “Another Boy Drowning”, del rock deviato di “Delirious” … (tutte dallo sperimentale “Burning Blue Soul” – edito a nome Matt Johnson nel 1981 e poi ripubblicato a nome The The), oltre che, nel 1983, nei risvolti del più “pop” e storico “Soul Mining” (indiscutibile disco generazionale, anche se lo scrivente, per un suo gusto personale, gli preferisce “Mind Bomb” e “Burning Blue Soul”).
Una vena che ha continuato a emergere nel tempo, talvolta con lineamenti nelle musiche più precisi e prossimi anche a “Ensoulment” (si pensi, ad esempio, a “Heartland” o ad “Angels of Deception” da “Infected” del 1986, ad “Armageddon Days Are Here (Again)”, “The Beat(en) Generation”, “August & September” dallo splendido “Mind Bomb” del 1989).
Invero Johnson ha sempre mostrato un’irrequieta incapacità a essere “fermo” e legato a un unico “pensiero” musicale come dimostra la variegata discografia a nome The The, dando alle stampe sia dischi tanto dissimili ma di qualità come i citati “Burning Blue Soul”, “Soul Mining”, “Mind Bomb”, che dischi meno riusciti come il “fiacco” “Dusk” (del 1993) e il poco “organico” “NakedSelf” (del 2000).
Dopo un quarto di secolo (“Ensoulment is THE THE’s first studio album of new songs in a quarter century” si legge sul sito https://www.thethe.com/ensoulment-news/ consultato il 10.9.24), con “Ensoulment” il progetto The The torna a splendere nella sua totalità mostrandosi al contempo caldo, notturno… e carico di contenuti nei testi che sono bilanciati con la musica con rara abilità.
Apre il side A del primo vinile l’attualità caustica della bella “Cognitive Dissident” (scritta con Barrie Cadogan), distopico e allucinato viaggio … “Truth stands on the gallows/Liеs sit on the throne/Something in thе shadows/Communicates by code/The unthinkable is now thinkable/The poison, it’s drinkable/So get with the program, get in sync/You’d better self-censor for wrongthink”.
“Some Days I Drink My Coffee By The Grave Of William Blake” è esatta ballata folk in stile “The House of the Rising Sun”, carica di denuncia: “The sun hangs low, thе church bells toll/The clouds unfold with burning gold/When truth brеaks through these city walls/Perfidious Albion must fall” che senza soluzione di continuità precipita nella cupa ed ieratica “Zen & The Art Of Dating” (“Swipe to the left – swipe to the right/We need somebody tonight/Oh yeah? Oh yeah!/The passionate cries of shared desires/We need somebody tonight/Oh yeah? Oh yeah!”).
Girato lato continua la denuncia con l’“Empire of Lies” di “Kissing The Ring Of POTUS” (scritta con DC Collard), sinuosa e scivolosa ed esaltata da un perfetto ritornello: “Kissing the ring of POTUS/Under the spell of hypnosis/Thе proof of psychosis/The coup that nobody noticed”.
Con “Life After Life” il piatto continua a girare senza mostrare cedimenti per un altro brano che colpisce nel segno con energia e gusto anche nell’orecchiabile refrain.
La lenta, pianistica e poetica “I Want To Wake Up With You” con le sue distorsioni di chitarra chiude un primo vinile di ottimo livello, instillando la voglia di mettere subito sotto la puntina il secondo LP.
“Down By The Frozen River” (scritta con DC Collard) è caratterizzata dallo spoken e da un pianoforte teso … “…But, over-educated to the point of stupidity/Many lost their spirit as well as their liberty/Faced with a future – to which my kind is consigned/I escaped with an empty head – but an open mind”.
“Risin’ Above The Need” testimonia nuovamente la capacità di Johnson di restare in equilibrio tra qualità e piglio radiofonico prima che con “Linoleum Smooth To The Stockinged Foot” faccia emergere il lato sperimentale, qui contenuto tra pulsazioni, strali, cori e narrazione, con il fiddle e i corni a ricamare il tessuto sonoro…
Con “Where Do We Go When We Die?” Johnson dimostra come si possa essere profondi e “commerciali” allo stesso tempo con un brano ecumenico (“Where do we go when we die?/Seeking proof – searching for signs/Where do we go when we die?/The sun may fall but the moon will rise”).
Se “I Hope You Remember (The Things I Can’t Forget)” (scritta con Barrie Cadogan) sarebbe stata eccelsa se cantata da Tom Waits, “A Rainy Day In May” con i suoi umori “rock” congeda un disco che nella sua totalità non ha mai mostrato punti deboli … complice anche una voce di Johnson intensa e perfetta.
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