Tra i gruppi che hanno segnato in maniera tanto significativa quanto indelebile gli anni Novanta, vanno annoverati gli Stereolab per più di una ragione. Il gruppo nato dalle ceneri dei McCarthy (3 album all’attivo pubblicati nella seconda metà degli anni Ottanta) in cui militavano il chitarrista Tim Gane e la cantante francese Laetitia Sadier ha rappresentato un vero unicum nel prolifico panorama musicale di quegli anni, coniugando una forte connotazione politica di sinistra espressa nei testi, con una inconsueta forma di pop music in cui confluivano Krautrock e Lounge, Indie Rock e Space Music e Post Rock. Accanto a loro una lunga schiera di musicisti e collaboratori che si sono alternati in tutto il periodo in cui la band è stata attiva (1990-2009) tra i quali sono da citare il tastierista Sean O’Hagan degli High Llamas, la compianta vocalist Mary Hansen scomparsa nel 2002 e John McEntire dei Tortoise che produsse uno dei vertici della corposa discografia del gruppo, quel “Empereor Tomato Ketchup” che impresse la svolta exotica del gruppo miscelando sapientemente il kraut rock con la musica brasiliana.
Sin da subito gli Stereolab si sono connotati come un gruppo estremamente prolifico, creando una vera e propria produzione parallela agli album ufficiali, fatta di singoli venduti esclusivamente ai concerti, apparizioni con brani inediti in svariate compilation, sonorizzazioni di spettacoli o installazioni artistiche.
Per mettere ordine al loro catalogo e permettere ad un pubblico più vasto di usufruire di tutto questo materiale alternativo nacque l’esigenza di realizzare la serie “Switched On” che fruttò 5 capitoli in cui tutto il materiale venne raccolto, sin dai tempi del disco d’esordio “Peng!” datato 1992. Il titolo della serie omaggiava la musica applicata eseguita al Moog e aveva le medesime copertine, virate ogni volta in un colore diverso, in cui campeggiava una figura femminile stilizzata che richiamava quella dello Zio Sam che chiamava alle armi i giovani americani all’epoca della guerra in Vietnam.
Oggi tutti quei dischi sono riuniti in “Switched On Volumes 1-5” un box di 8 cd contenenti 94 brani per quasi sette ore di musica, in cui è possibile ripercorrere tutta la produzione che non è compresa nei 14 album nei primi vent’anni di carriera.
I cinque volumi della serie possono essere divisi in due blocchi: nel primo che comprende i primi tre volumi troviamo il suono più classico degli Stereloab in cui le chitarre si intrecciano con il suono proveniente dal modernariato della strumentazione vintage, che danno vita ad una sorta di baggy sound in cui gli intrecci vocali del duo Sadier/Hansen rappresentano una sorta di marchio di fabbrica. Basta ascoltare brani come “The Light That Will Cease To Fail” in cui le voci celestiali delle due fanno da contraltare all’incedere sonico delle chitarre, oppure come nel brano manifesto di tutta l’opera del gruppo britannico, quella “Lo Boob Oscillator” che può essere considerata un vero manifesto di tutto il pop prodotto negli anni Novanta.
Negli ultimi due volumi che raccolgono la musica prodotta dopo la scomparsa della Hansen, si può notare come il gruppo virino verso il lato più sperimentale della lounge. Analizzando i singoli volumi possiamo dire che in “Switched On” primo capitolo della serie, troviamo brani come “Super-Electric” e “Au Grand Jour“, che riaffermano che il loro sound essenziale – lock-groove motorizzati, synth analogici gorgoglianti, chitarre fuzzed-out e voci angeliche – accanto a canzoni pop perfette come “Doubt” e “Brittle”.
“Refried Ectoplasm: Switched On, Vol. 2 raccoglie quelle che possiamo considerare come le canzoni chiave degli Stereolab dei primi anni ’90: la già citata “Lo Boob Oscillator”, che insieme a “French Disko” e “John Cage Bubblegum“, mettono in evidenza come il meglio del loro repertorio non comparivano solo negli album principali.
Aluminum Tunes: Switched On, Vol. 3 viaggia sulla scia delle innovative sonorità jazz ed elettroniche presenti su “Emperor Tomato Ketchup” e “Dots and Loops” aggiungendo un tocco più estroso con il remix di Wagon Christ di “Metronomic Underground” e una cover swingante di “One Note Samba” di Antônio Carlos Jobim con Herbie Mann. In questo terso volume è incluso anche l’essenziale EP “Music for the Amorphous Body Center” del 1995, un lavoro composto per un’installazione dell’artista visivo Charles Long che preannuncia gli intricati esperimenti che presto appariranno nei successivi dischi degli Stereolab.
Electrically Possessed: Switched On, Vol. 4 copre quasi metà della carriera del gruppo, comprende le canzoni del mini-album “First of the Microbe Hunters”, come il pop serenamente spaziale di “I Feel the Air (Of Another Planet)” e il jazz-funk impettito di “Barock-Plastic“, offrono un contrasto giocoso con l’inebriante “Cobra and Phases Group Play Voltage in the Milky Night” del 1999. Durante il tour di supporto a questo album gli Stereolab pubblicano una serie di singoli come l’estasiante “L’exotisme Interieur” del 2008 e “Calimero” del 1999, una collaborazione con Brigitte Fontaine che è uno dei loro più chiari omaggi al pop francese alla Serge Gainsbourg.
Pulse of the Early Brain: Switched On, Vol. 5 include alcuni dei brani più ricercati della band. Tra questi spicca l’EP “Low Fi” del settembre 1992, il primo disco in cui compaiono l’amata vocalist/tastierista Mary Hansen e il batterista di lunga data Andy Ramsay. Entrambi lasciano il segno nel rock beatamente rumoroso e trasportante di “Laisser-Faire“, quando l’interazione vocale di Laetitia Sadier e Hansen e le tastiere e le chitarre fuzzed-out si infrangono sulla batteria di Ramsay. La collaborazione con Nurse with Wound del 1997, Simple Headphone Mind, è un’altra rara gemma che trasforma il singolo “The Long Hair of Death” in un euforico e psichedelico motorik.
Accanto al box viene pubblicata una versione ridotta a soli 15 brani, tre per ciascun volume, racchiusi in un semplice portafoglio di cartoncino con un’opera d’arte personalizzata. Compilato come punto di accesso per i curiosi al vasto catalogo della band, copre un’ampia gamma di musica degli Stereolab: dai motorik earworm al country cosmico fino ai radicali tape cut-up. Come nella versione più estesa del cofanetto da 8 CD, anche tutti i brani di “Little Pieces Of Stereolab (A Switched On Sampler)”, questo il titolo, sono stati rimasterizzati.
In definitiva un box non solo per fan accaniti e completisti, ma un essenziale compendio per comprendere quanto gli Stereolab abbiano saputo intrecciare il pop con la musica colta, superando i generi e creando qualcosa di difficilmente eguagliabile.
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