Se il 2023 era stato caratterizzato dall’acclamato “Echoes” a nome Fire! Orchestra, nel 2024 Mats Gustafsson, Johan Berthling e Andreas Werliin tornano a essere solo Fire! e danno alle stampe lo scarno, asciutto, immediato, crudo e (a dispetto del nome) più che vivo “Testament” (Rune Grammofone), disco che non delude e che conferma la loro eccelsa vena “compositiva”, mai spenta (a nome Fire!) sin dallo splendido esordio del 2009 “You Liked Me Five Minutes Ago” (di pregio “But Sometimes I Am” e “Can I Hold You For A Minute?”) e certificata negli anni seguenti da brani quali “Would I Whip” e “At Last Your Door” da “(Without Noticing)” del 2013, “She Sleeps, She Sleeps” e “She Penetrates The Distant Silence. Slowly” da “She Sleeps, She Sleeps” del 2016, “When Her Lips Collapsed” da “The Hands” del 2018, “Each Millimeter Of Toad” Part1 & Part 2, “Defeat (Only Further Apart)” e “Alien (To My Feet) ” da “Defeat” del 2021…; scrittura, quella dei Fire!, alla quale se da un lato si può imputare una “ripetitività” (innegabile ma al contempo sana) dall’altro risulta forte di quell’incosciente e pura vigoria legata all’improvvisazione e all’ossessività che (di)mostra come l’arte si elevi anche nella manifestazione di umori, sensazioni e istintive emozioni …
Analizzare, poi, le singole carriere del trio, siano esse collaborazioni o progetti in gruppo, sarebbe lavoro enciclopedico, soprattutto per Gustafsson (da menzionare però quantomeno i The Thing), ma sicuramente vanno ricordate le collaborazioni dei Fire! con Jim O’Rourke per “Unreleased?” del 2011 (da cui citare “Are You Both Still Unreleased?” e “Happy Ending Borrowing Yours”) e con Oren Ambrachi per “In The Mouth-A Hand” del 2012 (“And The Stories Will Flood Your Satisfaction (With Terror)” e l’impressionante “He Wants To Sleep In A Dream (He Keeps In His Head)” su tutte), che riportano all’orecchio le iconiche improvvisazioni live dei Can.
Tornando al tema principale della nostra trattazione, e messo “Testament” sul piatto, ecco il “consueto” caratteristico e ficcante giro di basso di Berthling per la bella “Work Song For A Scattered Past” che, con la batteria di Werliin, ne scandisce il crescendo e con esso le lamentazioni del sassofono baritono di Gustafsson in solo e in unisono.
La collaudata formula si replica in “The Dark Inside Of Cabbage” che, per quanto possibile, si mostra ancora più essenziale e paranoica nella cadenzata ritmica da clown-automa e che si sublima, in corso d’opera, nell’inciampo ritmico ripetuto.
Il contrasto tra una rissosa batteria e un riflessivo sassofono dà forma a “Four Ways Of Dealing With One Way”.
“Running Bison. Breathing Entity. Sleeping Reality.” è piccolo gioiello, notturno e fumoso, in cui il basso di Berthling muove, la batteria di Werliin colora e il sassofono baritono di Gustafsson racconta fino all’implosione …. a cui segue la (ri)presa.
“One Testament. One Aim. One More To Go. Again.” celebra panismo da sabba, in cui l’uomo si fa animale e l’animale uomo, nei versi, nei fiati e nei tribalismi ritmici scoscesi fino a invocare divinità e teriomorfismo.