I Lëv sono un piccola anomalia nell’attuale panorama musicale nazionale e in particolare in quello napoletano. Una band che dichiaratamente s’ispira ai suoni degli anni 90 e abbina un concept letterario, precisamente russa, che prende forma nei testi multilingue e suoni che dal vivo diventano più rock. Abbiamo voluto incontrarli e si confermano, anche nelle risposte criptiche, una band curiosa, un’anomali appunto! Prossimamente suoneranno ancora live e vi consigliamo caldamente di andarli a sentire. Una bella voce femminile, elettronica minimale e arrangiata con gusto, una ritmica spesso rock fanno del gruppo [composto da Federica Mottola (voce), Lucio Leone (batteria), Pasquale Gentile (synth), Stefano Pinto (basso) e Antonio Canciello (chitarre)] una piacevole sorpresa. Cercate sugli store digitale l’Ep di recente pubblicazione dal titolo “L’invasione delle entità polinomiali“, pubblicato dalle label I Make Records/XXXV Live.
Avete scelto LËV per denominare il vostro gruppo. Un nome impegnativo che cela riferimenti letterari ben precisi ricchi di significato. Come si sposa questa visione letteraria, e quanto vi appartiene artisticamente, con il vostro sound?
Troviamo significativo accoppiare il nostro amore per Lev Tolstoj o Trockij, al sound elettronico e moderno che sperimentiamo. Le cose più interessanti partono quasi sempre nell’unione tra due punti apparentemente distanti.
Appunto il suono: fate un balzo indietro nel tempo ignorando l’attualità per immergervi negli anni 90 quelli pieni di atmosfere suadenti, ricche di pathos, che guardano alle new wave e il post punk inglese ed a una certo rock e dance. E’ una questione generazionale, cioè è “semplicemente” il vostro Dna, oppure avete fatto una ricerca sonora articolata e dedicata?
Gli anni ’90 sono la nostra matrice, c’è un solco sonoro che passa attraverso di noi e ci porta lì in modo sia ragionato che involontario.
Semplicemente, specie per il singolo “Une Etoile” e il brano “Mangiacuore”, vi si accosta ai Portishead ma in effetti i vostri brani hanno molteplici sfumature. Oltre al già citato approccio rock, specie nella ritmica, o le parti synth wave ed elettroniche; ho notato assonanze con i milanesi Delta V nei brani “L’inutile Indecisione” e “La nostalgia del sé”” mentre nella traccia che da il titolo all’Ep c’è molta elettro-wave.
Non c’è una scelta aprioristica nella volontà di arrangiare in un certo modo, o provare una direzione telecomandata, speriamo di utilizzare la sonorità che più rende merito al brano, più ne esalta lo spirito autentico.
Cosa sono per voi le Entità polinomiali? Cosa sono le vostre costanti e variabili nella vita e nella musica?
Wow, che domanda! Per brevità si potrebbe dire che l’ordine e il caos indossano spesso i reciproci abiti scompaginando e arricchendo sia la vita che quello splendido modo di guardare alla vita che è la musica.
Nel panorama musicale della vostra città oramai band che non cantano in napoletano, e che si rifanno ad uno stile che possiamo sintetizzare in “folk”, sono diventate poche; almeno quelle che hanno la forza e la voglia di pubblicare dischi cantanti addirittura in lingua portoghese, francese e udite udite italiano… Che vi è successo?
Siamo convinti che tutte le band che gravitano in ambito folk non lo fanno per calcolo legato al trend commerciale in voga. Allo stesso modo, noi abbiamo preso una direzione diverse perché amiamo usare altre lingue in funzione della melodia che hanno in relazione al singolo brano. Nulla vieta l’uso del dialetto nel caso di un brano che possa richiamarlo.
C’è una Napoli musicalmente divisa in due? Questa lotta intestina che vuole la scena divisa tra coloro che guardano a forme musicali cosmopolite non banali con riferimenti internazionali e quella che insiste a rivedere e rimaneggiare una classicità dalla storia profonda e per certi versi intoccabile.
Queste dicotomie sono sempre state presenti, imperdibile, tornando agli anni ’90 la lotta senza confini tra metallari e paninari per esempio! In realtà oggi è tutto più sfumato in relazione ad allora, meno passionale. La divisione di oggi è quasi sempre circostanziale, a nostro avviso, meno dogmatica.
Chi sono le altre band che apprezzate e alle quale vi sentire vicine per attitudine? A Napoli e nel mondo. Se ce ne sono …
Sono davvero tantissime, troppe per essere nominate. Abbiamo una playlist interna alla band che è davvero molto ricca. Su due piedi possono mettere d’accordo tutti band come: Blonde Redhead, Vanishing twin, Unkle, Suuns, c.a.r., Broadcast…
L’auspicio che potete fare a Napoli per averla inclusa in un ambito musicale aperto all’Europa qual è?
Napoli è entrata in un nuovo presente di grande sviluppo turistico e in una “babelizzazione” delle voci che si mischiano con straordinaria vivacità. Basta camminare per il centro e captare le innumerevoli lingue dei tanti turisti in giro. Anche questo, a suo modo, è un linguaggio musicale.
Il vostro futuro: cosa bolle in pentola?
Stiamo riflettendo sul prossimo disco nell’unico modo in cui siamo in grado di farlo: suonando. Ci sono idee che stanno prendendo una direzione molto precisa.
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