La Bella Union continua a dimostrarsi un’etichetta di altissimo livello, capace anche di dare visibilità e spazio a realtà “emergenti” di valore; così è per Conchúr White.
Dopo (auto)produzioni minori che avevano lasciato intuire il mare in cui avrebbe navigato (sul sito della Bella Union https://bellaunion.ochre.store/release/416321-conchr-white-swirling-violets, consultato il 27.2.2024, si legge: “On the Bikini Crops and Dreamers EPs, he filtered the influences of acts such as Arctic Monkeys (recent vintage) and Father John Misty into songs at once playful, referential and experiential”), White ha pubblicato, con la Bella Union (appunto), il bel “Swirling Violets”, disco (di fatto di debutto) che disegna acquerelli di delicato, fine e variegato cantautorato dalle sfumature pop.
Nelle note di copertina si legge: “I’m very grateful that you have taken time to listen to my first album”, e sicuramente il tempo trascorso ad ascoltare e riascoltare “Swirling Violets” è tempo ben speso.
Inaugura il lato A “The Holy Death”, ottima ballata pop che è solo il preludio per la perfetta e radiofonica “Righteous (Why Did I Feel Like That?)”, al contempo morbida e spigolosa, viaggio notturno urbano e interiore (si rimanda alche al video del pezzo) … e all’interrogativo che ha in seno “Why i did i feel like that today, God?”.
“501s” riprende quanto sospeso da “The Holy Death” con “elettroacustiche” aperture e rallentamenti.
“Rivers” scorre con la dolcezza della classica ballata, con tanto di finale da presa diretta, e conduce alla più sostenuta e altrettanto riuscita “I Did Good Today”.
“Swirling Violets” si candida ad essere un altro classico e, con la sua intima, delicata fragilità, chiude magistralmente il lato A del vinile … “Life is a vision that we fell into …”.
La formula che unisce ritornelli funzionali a composizioni mai banali, si replica anche per il lato B.
In “Red House Parlour” tornano le incursioni di elettronica e le pulsazioni che comunque confinano sempre in un misurato equilibrio, così come per “Before Ten” e “Fawn”, altri brani da esatta scrittura indie/pop.
“The Woman in The War” esprime capacità compositiva che si risolve nell’ineccepibile conclusiva “Deadwood”, ulteriore essenziale ballata di pregio.
Una spontaneità e una non eccessiva sofisticazione nella realizzazione, rendono poi “Swirling Violets” diretto e saggiamente “semplice” e proiettano la visione della vita e della musica di Conchúr White.
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