Nati durante il periodo pandemico per volere di Jackson Reid Briggs per mantenersi in esercizio e provare a cercare nuove strade espressive, gli Split System sono diventati nel breve volgere di appena due anni, una delle band di punta del rinascimento della scena rock australiana, che sembra tornata ai fasti degli anni Ottanta.
Per il quintetto di Naarm, nome indigeno dell’odierna Melbourne, è stato in un certo senso tutto molto facile visto che in fondo si tratta di un supergruppo composto oltre che da Jackson Reid Briggs (voce) cinque album all’attivo come Jackson Reid Briggs & The Heaters, Arron Mawson (chitarra), bassista di band come Stiff Richards e Doe St, nonché boss della Legless Records, Ryan Webb (chitarra), degli Speed Week, Deon Slaviero (basso) membro effettivo di band come The Black Heart Death Cult e The Grand Rapids e Mitch McGregor (batteria), membro degli interessantissimi No Zu.
Dopo avere pubblicato diversi singoli e l’album d’esordio Vol.1 (2022), gli Split System tornano con il loro secondo album, anche questo chiamato semplicemente Vol.2 e come il precedente pubblicato da Drunken Sailor in UK, Goner negli USA e naturalmente dalla Legless in Australia.
Anticipato dai singoli “Alone Again” e “End Of The Night” pubblicati sul finire dello scorso anno, Vol. 2 mantiene le aspettative create con le precedenti uscite, mettendo in fila undici brani al fulmicotone dove il proto punk ad alta energia si fonde in maniera mirabile con il migliore garage rock immaginabile, senza disdegnare di infarcire le canzoni di pregevoli ganci melodici ascrivibili al migliore power pop. In quest’ottica basta ascoltare End of the Night un brano dove emerge l’amore per il rock’n’roll primitivo che miscela pub rock ed un ritornello irresistibile che si fissa immediatamente in testa.
In tutto l’album è facile rintracciare echi di Celibate Rifles, Saints e Radio Birdman, cosa abbastanza facile visto che in fondo sono gruppi che appartengono al DNA di ogni musicista australiano della scena odierna e che emergono dal subconscio più in maniera involontaria che non studiate a tavolino.
La furia punk che si sublima nella conclusiva Demolition fa da filo conduttore a tutto l’album emergendo in maniera prepotente sin dalle prime note dei brani d’apertura The Wheel e Dave che rapiscono l’ascoltatore per trascinarlo in una corsa a rotta di collo dove le pause sono poche e ben calibrate come in Alone Again in cui si può apprezzare il diverso registro vocale di Jackson Reid che nelle strofe sembra uscire da uno dei dischi dei Doe St., mentre nel ritornello torna ad essere quello conosciuto con gli Heaters.
Altri brani significativi di Vol 2 sono il post punk di The Blues, l’hardcore melodico di Kill Me e soprattutto The Drain, proposta con un video ufficiale ad accompagnare l’uscita dell’album lo scorso 9 febbraio, aperto da un possente giro di basso che contraddistingue il brano, anche questo in chiave post punk e sul quale si innestano potenti riffs di chitarra e, come sempre, la graffiante voce di Reid Briggs.
Nel complesso, Vol.2 mostra la capacità degli Split System di creare musica rock urgente e orecchiabile che rende omaggio all’eredità del punk e della primigenia storica scena Aussierock, assegnando agli Split System un posto di rilievo in quella dei giorni nostri.
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