Registrato negli studi dell’Auditorium Novecento di Napoli, dove è stato anche recentemente presentato in un concerto dalla forte intensità (complice anche la sempre eccelsa resa acustica della venue), Hackedepicciotto hanno dato alle stampe “Keepsakes” (Mute), confermando l’indiscussa intesa artistica oramai cristallizzata di Alexander Hacke e Danielle de Picciotto.
Sul sito della Mute records (https://mute.com/hackedepicciotto/new-album-out-now-2, consultato il 20 gennaio 2024) si legge: ‘This time it was the Auditorium Novecento in Napoli that proved key: “…one of the first recording studios in Europe,” says Hacke. “Where Enrico Caruso and all the great artists from Napoli recorded in the early days of records.” Located in a huge and beautifully-sounding room that can record up to 17 people at a time, the pair threw themselves into the vast array of instruments housed there – utilising everything from brass to grand piano and tubular bells to a celesta that was owned by the maestro himself, Ennio Morricone. “It was very, very inspiring to work in that place,” enthuses de Picciotto’.
Assimilata e messa a frutto l’esperienza fatta con gli Einstürzende Neubauten, con cui Hacke ha regalato alla storia della musica dischi fondamentali quali “Zeichnungen Des Patienten O. T.” (del 1983), “Halber Mensch” (del 1985), “Fünf auf der nach oben offenen Richterskala” (del 1987) … , in duo con Danielle de Picciotto ha operato una funzionale razionalizzazione degli umori e delle forme espressive trovando un esatto punto di equilibrio tra sperimentazione, musica d’autore e reminiscenze del passato; operazione che “Keepsakes” certifica pienamente in un’alternanza di stati d’animo e di “sinapsi” sonore di intima matrice: ‘It might be a cliched phrase, but this is a very personal album,” says Alexander Hacke, Danielle de Picciotto explains, “we usually sing about universal themes, like the fate of mankind, but this time it’s about our personal lives’ (ancora dal sito della Mute consultato il 20 gennaio 2024).
Apre “Keepsakes” la fiabesca, gotica e narrante “Troubadour”, morbidamente graffiata da strali elettronici e rilassata con suoni concreti da panismo.
“Aichach” spezza ogni pacatezza nella perfetta commistione in antitesi tra una sezione ritmica ossessiva e un un violino sacrale.
“Anthem” sprofonda in gorghi onirici e cibernetici, in cui la voce narrante della de Picciotto (“New York, New York City/ I hear your pounding heart …”) permea di urbana visione.
Se “La Femme Sauvage” è “dialettica” a due voci e a due lingue da teatro mitteleuropeo, le tensioni di “Mastodon”, con la sovrapposizione della superba vocalizzazione di Hacke e il violino della de Picciotto, ghiacciano l’inferno.
L’orchestrale, teutonica e bandistica “Schwarze Milch” è esatta colonna sonora per una surreale danza horror (si rimanda al video a cura della stessa de Picciotto).
Con “Lovestuff” torna una cupa teatralità di voci all’unisono, suoni, rumori e sfumature che annunciano l’apocalittica “Song of Gratitude”, messa pagana da “mille e non più mille” nella sua seconda metà celebrata dalla sovrapposizione delle distorsioni e del violino.
Chiude “Keepsakes” la tradizionale “The Blackest Crow”, rivisitata in stile Hackedepicciotto.
Avendo avuto la possibilità di assistere, negli ultimi anni, due volte a un concerto di Hackedepicciotto, va sottolineata la loro grande bravura nella resa dal vivo che, se paga (rispetto all’ascolto da disco) l’esatta percezione delle nuance, premia fortemente per coinvolgimento e forza espressiva.
https://www.hackedepicciotto.de/