Il nome di Edward Abbiati continua ad essere abbastanza sconosciuto alla maggioranza dei fruitori del rock italiano, questo perché troppo spesso chi percorre le affascinanti strade di quel sottogenere che per semplicità chiameremo “Americana”, non sempre viene posto all’attenzione del pubblico per come meriterebbe.
Questo perché da sempre è più spendibile il nome che cavalca la cresta dell’onda dell’hype del momento, a scapito di chi produce dischi di “sostanza” dove la qualità musicale resta sempre sempre elevata, uscita dopo uscita. Questo è quello che il cantautore italo-inglese ha realizzato dapprima con i Lowlands dal 2008 al 2016 (8 album all’attivo più diversi singoli ed EP) e oggi che arriva al terzo capitolo del nuovo corso aperto con un disco condiviso con l’ex Green On Red Chris Cacavas (“Me and The Devil”) e che oggi approda al secondo disco da “vero solista”. Rispetto all’album precedente To The Light (Appaloosa Records) è decisamente un disco diverso per via della scelta di mettere in piedi un disco decisamente più elettrico e solare, se vogliamo gioioso, che fa da contraltare a “Beat The Night” che era una confessione a cuore aperto. Laddove le atmosfere erano essenzialmente acustiche che potevano risultare oscure e dolorose come il Nebraska di Springsteen, ma che essendo un po’ più suonate in chiave folk rock rispetto al capolavoro del Boss, hanno cercato di esorcizzare il brutto periodo personale vissuto, che lo aveva portato a fare un bilancio della sua vita, attraverso quelle dieci canzoni, ma anche a guardare con ottimismo al futuro.
Un passaggio riuscito come si ascolta sin dalle prime note di Three Chords & The Truth con i suo echi di Waterboys racconta del tempo perduto della giovinezza ma anche di sapere guardare avanti e imparare dalle sofferenze patite. Come sempre il riscatto passa dal potere salvifico del rock che in tutto l’album è ben espresso attraverso canzoni ricche di sonorità che richiamano il migliore rock’nroll dove si possono richiamare gli Stones e Springsteen, Van Morrison e Neil Young, non solo attraverso la pregevole scrittura di Abbiati, ma anche perché To The Light è un disco ben suonato dai fidi collaboratori quali sono il chitarrista Maurizio ‘Gnola’ Glielmo, la sezione ritmica composta da Enrico Fossati al basso e da Mattia Martini alla batteria (che si alterna con Winston Watson che ha suonato con Bob Dylan e non solo). A questi si aggiungono di volta in volta diversi ospiti come Stiv Cantarelli, che co-firma anche il brano d’apertura, Mike ‘Slo Mo’ Brenner con la sua steel guitar, Marco Diamanti dei Cheap Wine, l’hammond suonato da Joey Huffman, protagonista sempre in positivo a sottolineare i migliori passaggi dell’album.
Alcune delle canzoni di “To The Light” sono state riprese dal canzoniere storico di Abbiati come ad esempio “Rags (London W12, 1998)” scritta per i Lowlands, oppure come la bellissima “Coast Of Barcelona” per finire con “Stairs To The Stars”, scritta e riscritta e la cui prima bozza risale addirittura al 1997, senza essere mai stata pubblicata in precedenza.
Tutto concorre a fare di questo disco un’opera di ampio respiro internazionale che ancora una volta evidenzia come in Italia esiste una vasta schiera d’autori che continua a veleggiare in direzione ostinata e contraria rispetto al mainstream della musica italiana, ben conscio di avere tante cose da dire e che riesce sempre a metterle a disposizione di chi ha voglia di cercare ancora della bella musica da ascoltare.
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