Quello di quest’anno è stato un concerto del Primo Maggio che è iniziato già “stanco” ed è continuato con sporadici e brevi sprazzi di energia. Sarà stata la pioggia che ha colpito Roma dopo poche ore dall’inizio, ed ha pregiudicato ulteriormente la già non troppo alta affluenza in Piazza San Giovanni, saranno state le polemiche che hanno preceduto l’evento oppure – per chi ci crede – solo un colpo di fortuna, fatto sta che il tradizionale Concertone è stato purtroppo fiacco. A cominciare dalla conduzione, affidata alla brava Geppi Cucciari, che per quanto sia a suo agio in tv, sul palco sembrava assolutamente fuori luogo; c’è da dire, a sua discolpa, che presentare un evento del genere non è certo una cosa che riesce a tutti, quindi nessun biasimo. L’unica critica che mi sento di fare (concedetemela!) è al suo stylist o a chiunque l’abbia consigliata sul suo look…. era veramente terribile. Acconciature e mise che avrebbero fatto sfigurare anche una top model, figuriamoci una persona normale come la buona Geppi. Che peccato.
Chiusa la parentesi fashion, torniamo alla musica. Qui c’è da fare una premessa: dopo tutta la pubblicità da cui siamo stati sommersi durante i mesi scorsi sui vari social network (“Votami per farmi andare al Primo Maggio!” ma ve li ricordate?), non dico che mi aspettavo di vedere i nuovi Smiths ma quasi e invece le band emergenti erano tutte alquanto deludenti, nulla di nuovo sotto al sole insomma. Gli unici a spiccare sono stati i bravi Honeybird&the Birdies, che col loro allure anni Settanta hanno subito portato un po’ di Woodstock nella piazza. A seguire sono venuti poi i primi big, come Enzo Avitabile in combo con gli Africa Unite, i Marta sui Tubi, e ancora Motel Connection e Ministri, che sfortunatamente si sono esibiti troppo presto, anche se, di contro, hanno dato contribuito tantissimo a scaldare il pubblico.
Poco degne di nota le performance di Marco Notari e Renzo Rubino ma l’avvento dei Management del dolore post operatorio ha catalizzato l’attenzione di tutta la piazza e purtroppo, non soltanto della musica. E’ storia nota oramai quella del cantante che ha “consacrato” il preservativo a mo’ di ostia e poi, non contento, ha ben pensato di togliersi i pantaloni in segno di protesta (di cosa, non si sa). Col marasma creato da un gesto del genere, c’è stata poca attenzione per coloro che hanno suonato immediatamente dopo di loro. Per far tornare l’entusiasmo del pubblico c’è voluto Max Gazzè, davvero in gran forma, che ha fatto ballare la piazza incurante della pioggia al ritmo di “Sotto casa” e si e poi esibito con Niccolò Fabi nella loro celebre “Vento d’estate”.
Altri mattatori della kermesse sono stati Elio e le Storie Tese e non poteva essere altrimenti, visto che il loro ultimo singolo, “Il complesso del Primo Maggio”, era dedicato proprio al Concertone. Dopo un’esibizione del genere è sembrata godibile anche la soporifera performance della Grande orchestra Rock di Vittorio Cosma con Zampaglione ed Erica Mou. A proposito dell’orchestra, una delle cose da segnalare è senz’altro l’omaggio che hanno voluto tributare ai compianti Dalla e Jannacci cui, curiosamente, hanno deciso di accostare anche Celentano, in un mix “dead or alive” molto gradito dal pubblico.
Se è stato un peccato che i Ministri si siano esibiti troppo presto, è dispiaciuto altrettanto che Vinicio Capossela abbia cantato troppo tardi e con lui anche Colapesce, Andrea Appino, Cosmo, Ensi ed Emidio Clementi, che hanno restituito vitalità all’orchestra Rock da cui erano accompagnati.
Infine c’è stata anche una comparsata di Cristiano de Andrè, quando però era già stato detto tutto e la piazza andava svuotandosi, seguita dalla chiusura della manifestazione con un’ultima performance dell’orchestra, mentre il sipario calava sul Concertone 2013, lasciando spazio a dubbi e perplessità, seppur premature, sull’edizione ventura.
autore: Veronica S. Valli