Un altro album di cover? Ebbene sì, Chan Marshall in arte Cat Power, dopo “The Covers Record” del 2000, “Jukebox” del 2008 e “Covers” dello scorso anno, si mette al cospetto del repertorio del suo idolo assoluto, quel Bob Dylan che lei affettuosamente chiama “God Dylan”. E lo fa andando a reinterpretare in tutto e per tutto il famoso concerto che Dylan tenne nel 1966 alla Free Trade Hall di Manchester in cui portava sui palchi di mezzo mondo quella tournée di rottura che segnava il passaggio dall’acustico all’elettrico che ai puristi dell’epoca sembrò essere un’abiura del movimento Folk che lo aveva cullato nei primi passi di una luminosa carriera che continua ai giorni nostri.
Quel concerto che venne pubblicato nel1998 nelle Bootleg Series con il titolo di “Live 1966 (The “Royal Albert Hall” Concert), sede di altre due tappe di quel tour, passato alla storia anche per quello spettatore che seduto nelle prime file apostrofò Dylan con l’appellativo di Giuda.
Cat Power rilegge in maniera rispettosa da fan devota tutto il set così come venne proposto da Dylan, con la prima parte acustica ed in solitaria in cui l’intimità dell’esecuzione dei brani riflette come meglio non potrebbe l’amore che l’artista nutre per il suo idolo, rivestendo di una luce nuova canzoni mandate a memoria da tutti noi che le abbiamo ascoltate per anni.
In particolare, con le versioni di “Visions of Johanna” e “Desolation Row” che prendono una luce particolare “quasi” nuova non solo attraverso la voce della Marshall, ma anche attraverso i piccoli cambiamenti attuati sugli arrangiamenti originali, che sono quasi impercettibili, ma molto significativi.
Il set elettrico è altrettanto brillante ed anche quello in cui Cat Power si concede un po’ di libertà, mischiando rock e blues con folk e soul, seppure manchi della veemenza con cui Dylan e gli Hawk, che presto diventeranno The Band, sfidarono il pubblico in quelle date inglesi per affermare quanto un’artista volesse essere libero di esprimersi attraverso nuove forme musicali, e non solo accontentare i desiderata dei suoi fan.
Anche in questo disco non manca il siparietto con lo spettatore che urla “Judas” da sotto il palco con Cat Power che risponde con un “Jesus” al posto dei “Non ti credo” e “Sei un bugiardo” rivolti da Dylan ai contestatori, prima di invitare la band a “Play it fuckin’ loud” e lanciarsi in una memorabile versione di “Like A Rolling Stone”.
In definitiva Cat Power centra perfettamente il bersaglio con questo disco che oltre ad essere un sentito omaggio verso uno dei più grandi compositori di musica rock, rappresenta anche un prezioso tassello della sua impeccabile carriera.
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