Bassa fedeltà, carattere bucolico alla Rex con note sperimentali e infiltrazioni elettroniche.La linea sonora degli Animal Collective è sempre stata riconoscibile tra mille. Proliferi ed interessanti, come promotori di singolarità, di progetti musicali veri e propri, trasferiscono le suite classiche nell’iperuranio dei rumori, ballate folk ridimensionale in un crescendo di distorsioni. Nel 2003, ben vent’anni fa, uscì il promettente. Here comes the indian: echi elettronici come rumori di fondo, iper distorsioni da ballate alla Mercury Rev. Anni dopo, progetto dopo progetto, con Sung Tongs con le sue riconoscibilissime attitudini freak, è la volta di un album senza incertezze, Feelings assolutamente sublime, che cavalca il pop conducendolo in luoghi misteriosi.
Gli anni trascorrono, con essi una dura pandemia alle spalle, per alcuni creativi debilitante, per altri assolutamente rinvigorente. Nel 2019 Sung Tongs viene riproposto in live così ritornano le altalenanti incursioni fra samples digitali e chitarre con momenti di maggior calma, riflessioni e compromessi. Ecco Buoys, più intimo e ricco di vuoti e di pieni, melodia godibile e poche percussioni con una voce incisa sempre più nel mondo del pop. Le tracce vocali che si tengono sempre in primo piano e si trasforma così, ancora, la loro scena sonora. Canzoni rimarcabili, fresche e scanzonate o riflessive, lisergiche e cupe. La pandemia non li ha fermati, pur essendo fisicamente lontani, si sono mandati tracce musicali e file, costruendo Time Skiffs, un album di ampio respiro una ristrutturazione da periodi più cupi. Riunitisi in una baita per assemblare ciò che avevano, si sono resi conto di avere ben due album. Ed è giunto il momento di Isn’t It Now?, brillante, irriverente e pieno di luce. Un’intera ora di Isn’t It Now?, l’album più lungo del gruppo. Un inno a momenti nostalgici, ma al contempo un insieme di speranze vi si annidano, un flusso retrò di ballate anni settanta infettate dal contemporaneo e personalissimo freakrock che accompagna un ascolto denso e di tutto rispetto. L’album è stato registrato in soli 12 giorni grazie ad un intenso lavoro precedente e alla presenza di un mito con cui hanno collaborato: Russell Elevado, una figura leggendaria tra gli ingegneri del suono ed i produttori tra hip-hop, soul e jazz. Basti pensare ai The Roots e Kamasi Washington. La collaborazione è stata proficua. Isn’t It Now? – pubblicato dalla label Domino – è un tributo al lavoro di gruppo e alle ricche collaborazioni.
Pensiamo a Medgicians From Baltimore, una serenata tra country folk ed echi pop, lunghissima o Gem & I, piena di sole, scanzonata ma confezionata in modo da ascoltare su diversi piani di lettura, tracce di una certa alchimia che non vanno sottovalutate. Broke Zodiac è un omaggio al soul contemporaneo, rivisitazione folk, dalle inflessioni art rock inserite in dolci melodie. L’avventura del collettivo non è di certo finita. Ci aspettiamo che sbuchi fuori del materiale improvviso, conservato e rielaborato con una nuova direttiva e nuovi confini dell’ascolto. In definitiva, quello che abbiamo ascoltato fino ad ora lascia intendere per il meglio.
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