UAH, acronimo di UnleashAnemaHit, è il nuovo cantante privo d’identità che Napoli sforna, però il progetto non ha nulla a che vedere con il mondo Liberato, sia musicalmente che esteticamente. UAH ha le idee ben chiare e le motivazioni che lo hanno portato ad auto-definirsi “artista sommerso”, sono nobili.
Quindi non abbiamo altri elementi per discernere su questo debutto discografico, che segue un Ep di un anno fa dal titolo “Uah You” [ennesimo gioco fonetico], se non la musica e soprattutto i testi. Sono le liriche di queste nove tracce di “Gattocane” a fare da guida a un ascolto piacevolissimo che scorre veloce. Tra le qualità del disco c’è sicuramente questo ultimo aspetto ovvero la fruibilità che non impone all’ascoltatore approfondimenti con uso cervellotico.
Arriva al primo album intero in un arco di tempo relativamente breve. Cosa ti ha spinto a scrivere e realizzare in un anno circa un Ep ed ora questo full length?
Un anno può essere tanto o può essere poco per fare un album, nel mio caso le canzoni non vengono materialmente scritte nell’intervallo di tempo tra un album e l’altro; le canzoni a volte le inizio e le accantono, le lascio crescere, le riprendo anche dopo anni finché non sento che si chiudono. A volte le riprendo anche quando ero sicuro di averle abbandonate. Banalmente si potrebbe dire, non so se vale per tutti i cantautori, che c’è un angolo di cervello in cui vengono impiantati i semi delle canzoni e queste hanno tempi di maturazione diversissimi fra loro, per questo è impossibile rispondere alla domanda: “quanto tempo ci vuole per scrivere una canzone?”
Raccontaci il tuo metodo di scrittura, ho letto che è un processo al quanto originale. Ma soprattutto è davvero così produttivo in termini di qualità?
Quello che hai letto è vero, cioè l’automobile è il luogo in cui sono ormai abituato a “progettare” le canzoni. Considera che da pochissimi anni ho cominciato a incidere canzoni, però sono partito parecchi anni fa a “progettarle”, in quella particolare condizione di isolamento offerta dall’automobile, condizione “privilegiata” che avverto non tanto quando sono in marcia ma soprattutto quando sono fermo. Mi sono abituato così, magari qualcun altro si sarà abituato al retrobottega di un negozio, alla stanzetta di dove abitava con i genitori, oppure a una bici… chi lo sa..
Nel mio caso, in macchina vengono fuori le idee, le linee guida, poi è normale che il lavoro di cesello venga fatto nel chiuso di una stanza, di casa o d’albergo, davanti a un computer , foglio, penna, strumento anche di fortuna etc,.,. Dopo queste prime fasi, hai per le mani un prodotto grezzo: ovviamente è fondamentale il trattamento finale in sala, quindi con il contributo di tutti gli altri soggetti coinvolti, soprattutto del producer, Dino Barretta, con il quale c’è stata empatia a prima vista, sia sotto il profilo umano che musicale. Entrambi siamo molto pignoli, litighiamo a fin di bene, sulla singola nota o sul singolo suono, ma una cosa è certa: per il discorso “qualità del prodotto” ci spendiamo al 101%.
Vorrei approfittare dell’occasione per menzionare, se possibile, i nomi di alcune altre persone che mi hanno supportato nella realizzazione dell’album, che non hanno scelto come me di restare anonime e pertanto credo sia giusto ringraziarle pubblicamente per l’impegno e la passione che hanno messo in un progetto comunque più complesso dello standard..
Mi riferisco in particolare a Vince Carpentieri (chitarre), con il quale ormai siamo affiatatissimi già dal primo EP, Giusi Barone (cori), mentre per la parte relativa alla comunicazione ringrazio Vincenzo Notaro di Officina Mirabilis, e anche sua moglie Valeria.
In effetti la forma canzone in “Gattocane” ha connotati precisi dove il testo è ben levigato. Nei brani sono centrali i testi sempre ricchi di spunti riflessivi.
Che il testo sia centrale è proprio un fatto “fisiologico” in una canzone, e dicendo “levigato” hai usato la parola giusta; in effetti la sensazione è proprio quella: quando lavori sul testo ti senti come un artigiano, tipo falegname, che affina, taglia, misura, calibra… a volte getta via, ricostruisce…
Cosa vuoi dire in questi testi così accuratamente scritti? Tematiche, messaggi, riflessioni …
Su alcuni argomenti, come questo, devo essere sincero e ligio ai miei principi, penso sia meglio non spiegare né spoilerare le canzoni, un po’ come funziona anche per i film o per i libri: scoprire di che parla è parte del processo, scoprire che cosa ti ha lasciato un’esperienza di ascolto è un qualcosa che deve avvenire senza ulteriori indicazioni, didascalie, men che meno da parte dello stesso autore. Le interpretazioni dei testi, le tematiche, i messaggi vorrei lasciarli alla libera interpretazione degli ascoltatori o degli addetti ai lavori.
Ascoltandolo il disco ha richiami ai suoni anni 90, anche di una certa Napoli di quel periodo. E’ voluta questa cosa oppure in fase di produzione non avete fatto leva su riferimenti specifici?
Dal punto di vista musicale c’è veramente poco di predeterminato, anzi spero che ascoltando questi brani si possa percepire proprio la spontaneità, la totale assenza di calcolo, che poi è il segreto del vero amore, come il mio nei confronti della musica. Per questo, in fase di produzione, abbiamo fatto leva sui nostri gusti musicali, sulle nostre sensibilità, non su altro. Le sonorità, le atmosfere degli anni passati, soprattutto di certi decenni passati, ci stanno bene nelle canzoni, sempre che siano inserite in un contesto nuovo… Ci stanno bene in generale le contaminazioni, anche dei generi musicali, perché dalla musica si impara sempre, da quella di ieri s’impara ancora di più, l’importante è che alla fine si abbia la capacità di proporre una propria visione, senza imitare nessuno.
Inevitabile la domanda circa la tua volontà di non palesarti. Sicuramente non è una mossa originale ma mi ha colpito la motivazione: “In un’epoca in cui l’immagine è l’ossessione per l’apparire dominano la scena musicale, UAH ha scelto di mettere al centro la sua musica e i testi senza alcun desiderio di protagonismo superficiale.” Ci approfondisci questo punto di vista?
Effettivamente sì, mi sembra si stia esagerando con l’esposizione “fisica”, le interazioni sembrano falsate da questa tendenza, che è parte della tendenza più generale di privilegiare la forma rispetto al contenuto, anche negli stessi rapporti umani. Non sono interessato al protagonismo superficiale, devono essere le canzoni a dire io chi sono veramente, perché lo dico solo nelle canzoni chi sono veramente.
La scelta dell’anonimato è necessaria per continuare a fare quello che sto facendo, conciliando la musica con la mia vita di tutti i giorni, mantenendo il punto di osservazione che mi serve..
E dunque non ti vedremo mai in concerto? Nè presenziare a interviste video o altre forme di visibilità?
Come UAH non ho nessun programma sul futuro, so soltanto che, ad oggi, voglio continuare a scrivere canzoni. Come ho fatto prima, senza nessuna forma di visibilità.
Cosa rappresenta il Gattocane? L’ambivalenza dei felini che di rado hanno comportamenti simili ai cani e per questo risultano, poiché non è una loro prerogativa, più affettuosi? Cioè ti rivedi in questo?
Ecco, vedi? Quello che dicevo prima… Tu hai dato una bellissima interpretazione al titolo, perché ti dovrei dire la mia? La tua è molto più importante della mia…
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https://unleashanemahit.bandcamp.com/album/uah-you
autore: GianDinoDaino