Giunta al quarto album e fresca dell’ingresso nel di un’etichetta prestigiosa come la Bella Union, la cantautrice Emma Tricca pubblica quello che ad oggi sembra essere la migliore raccolta di canzoni, uscita dal suo repertorio, per come sembra oggi avere trovato una nuova chiave di lettura per il suo songwriting di folk moderno.
Seguito dell’ottimo “St. Peter” pubblicato nel 2018, “Aspirin Sun” è un disco ancor più personale dei precedenti, intriso del dolore per la morte del padre avvenuto pochi mesi dopo l’uscita del disco. Accanto a questo anche il lungo alienante periodo pandemico ha contribuito a dare un preciso taglio alla scrittura delle nuove canzoni, che sono state elaborate dapprima a New York e poi rifinite a Londra, dove la cantautrice di Chieti risiede, con il lavoro a distanza con i musicisti che l’accompagnano e che lei definisce la “mia famiglia”. Nomi di assoluto rilievo come quelli di Steve Shelley (Sonic Youth), Jason Victor (The Dream Syndicate) e Pete Galub che hanno contribuito in maniera determinante a rivestire il cantautorato folk di Emma di una serie di atmosfere tra la psichedelia e l’ambient che hanno rafforzato lo spessore della sua poetica.
Aperto dalla struggente “Devotion” in cui la Tricca elabora il lutto per la morte del padre, e dando vita ad un viaggio dentro la sua anima che già con “Christodora House”, svela tutto il meglio di quello che succederà da lì in avanti. La melodia del cantato della Tricca è rivestita da un suono avvolgente con le chitarre dilatate di Victor che aprono la strada a questo scintillante nuovo folk psichedelico.
“Autumn’s Fiery Tongue” si dipana delicatamente su di un canovaccio tipico di una road song che si regge su di una solida linea di basso e batteria sulla quale le chitarre sembrano restare in lontananza senza mai sovrastare il mood della canzone. Le atmosfere ambient trovano l’apice nella delicata “Leaves” che sembrano contrastare con la solare “King Blixa” canzone scelta per fare da apripista al disco e che la Tricca ha definito come “L’elemento magico di trasformare l’impossibile in possibile”
Altro brano cardine del disco è la lunghissima “Ruben’s House” una canzone dai ritmi che cambiano di continuo, mentre il rapporto dell’autrice con la poesia si sublima in “Through The Poet’s Eyes” delicata ballata dagli accenti psichedelici in cui Emma Tricca spiega come i poeti sappiano mediare con i versi anche le cose più imperscrutabili.
Il disco si chiude con “Space and Time” che potremmo definire il brano che guarda con speranza in avanti perché in fondo al tunnel c’è sempre la luce dove “Il tempo andrà / correndo attraverso lo spazio e un valzer vecchio stile”.
https://www.emmatricca.com/
https://www.instagram.com/emmatricca/
autore: Eliseno Sposato