Esistono generi musicali che sopravvivono al tempo e ai tempi, codificando un linguaggio universale e a suo modo trasversale.
Ed è così per l’ensemble italiano Al Doum & The Faryds formazione composta da 7 a 10 elementi (tra voci, chitarra, basso, fiati, tastiere, batteria, percussioni) giunta, nell’arco di dieci anni, al loro quinto disco.
Dopo l’omonimo del 2011, Positive Force del 2012 e Cosmic Love del 2014, tutti caratterizzati da improvvisazione, psichedelia e musica etnica, nel 2018, con Spirit Rejoin, il gruppo introduce marcanti stilemi jazz e rock che portano a Freaky People del 2021.
Come anticipato in apertura, in Freaky People è condensato un linguaggio musicale che, sebbene presenti chiari riferimenti a un jazz-rock-psichedelico (non privo di richiami al progressive) di stampo anni settanta, ha il pregio di suonare atemporale.
Sin dal brano d’apertura One With Nature, la vibrante energia, tanto viscerale quanto mistica, traccia le coordinate per un ascolto che mantiene l’orecchio attento per tutta la durata del disco, grazie anche a temi strumentali e vocali di immediato impatto; analogo discorso per le improvvisazioni, misurate nella loro istintiva estemporaneità e mai gratuite.
Altro pregio di Freaky People risiede nel suo essere organico, restituendo quel valore di lavoro discografico pensato nella sua interezza, come i “concept album” di un tempo, costituente un unico percorso narrativo-uditivo.
La conclusiva Woodstock, tra allucinazioni da west coast, visioni da poetica da teatro sperimentale e orchestrazioni, congeda un “LP” che certifica la capacità di poter continuare, senza nostalgica retorica, a suonare e produrre “musica”.
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autore: Marco Sica