Procida, Capitale della Cultura italiana 2022, ospita la rassegna musicale “Echi delle Distanze” (organizzata da Wakeupandream), nell’ambito della quale, giovedì 15 settembre, si esibirà Teho Teardo (in programmazione per la rassegna, dal 1 al 17 settembre, anche Yuri Landman, Paolo Angeli, Alfio Antico, Xylouris White, Psarantonis).
In occasione di tale evento, abbiamo posto alcune domande al compositore, produttore e musicista italiano.
La Sua è una carriera ed esperienza artistica/musicale quasi quarantennale, che ha fatto della sperimentazione e della necessità di innovazione un punto di forza. Negli anni, tanti i progetti solisti come le collaborazioni illustri di caratura internazionale a cui ha preso parte (Lydia Lunch, Jim Coleman dei Cop Shoot Cop, Blixa Bargeld, James George Thirlwell, Colin Newman, Nurse With Wound, Girls Against Boys … e ancora, in campo cinematografico e teatrale, i registi Paolo Sorrentino e Gabriele Salvatores, Elio Germano, la compagnia teatrale Motus … – solo per citarne alcuni). La capacità e la forza di guardare avanti sono doni e doti che indubbiamente Le appartengono, così come avere capito l’importanza dell’interdisciplinarità artistica, nella commistione tra il “suono” e le arti visive, la recitazione e la scrittura. Quale è la Sua idea di arte e della funzione espressiva che le è propria?
‘Spesso ho una certa difficoltà nel pronunciare interdisciplinarità, ne ignoro il motivo, ma è una parola nella quale mi capita di inciampare, mi impianto e finisco per balbettare qualcosa di incomprensibile, soprattutto al telefono. Eppure è uno dei termini che ricorrono quando si parla del mio lavoro. Da giovane avrei voluto studiare musica, ma non sono riuscito a farlo e quindi il mio piano b fu un percorso di studi di storia dell’arte contemporanea. Ho una formazione visiva che è diventata anche lo strumento nel quale trovo il suono. Una deformazione che ha prodotto connessioni tra ciò che vedo e ciò che sento. Anche il mio lavoro con il cinema, il teatro, le colonne sonore ha generato altre possibilità di iterazione tra i due ambiti. Non ho un’idea di arte e vorrei non ci fossero idee circa come dovrebbe essere l’arte. Possiamo studiare quella del passato e definirla, ma non vorrei avere pregiudizi su quanto sta accadendo. Mi affascina il senso di mistero nella musica, qualcosa di imperscrutabile che ti induce a non smettere di guardare, di ascoltare. Per me l’arte è nel tempo che scorre, come quando rivedi una persona dopo tanti anni e questa ti chiede che cosa hai fatto in tutto questo tempo, tu puoi semplicemente dire: “ho vissuto”.’
Dai suoi esordi, risalenti alla metà degli anni ’80, la ricerca da Lei operata è sempre stata costante e continua, sia come compositore che come produttore. A cosa sta lavorando oggi e quali sono i Suoi progetti per l’immediato futuro?
Vorrei non ricorrere più alla parola ricerca, sento che l’abuso che se ne fa l’ha depotenziata. Poi, ovviamente, me ne dimentico e la uso di nuovo… Se si ascolta il lavoro di qualcuno si capisce se c’è un percorso di ricerca o meno. A volte va bene anche se non c’è. Sono irrequieto: scrivo, suono e registro continuamente, non sto mai fermo e quando stacco un po’ so benissimo che sto solo facendo finta di non lavorare, ma dentro ho una specie di sorriso che pensa al suono. Mi pare di aver sentito Dr. Dre che diceva di aver lavorato continuamente per 27 anni senza mai una vacanza, ecco a me piace il mio lavoro e forse quanto sostiene Dr. Dre potrebbe essere un buon antidoto a ciò che nella musica ha fatto morire molti artisti a soli 27 anni.’
Viviamo una contemporaneità complessa, sia sotto il profilo artistico che sociale. La tecnologia ha reso la produzione e la fruizione della musica più immediata e di facile accesso; analogo discorso per le arti e la cultura. Se da un lato ciò ha dato la possibilità a tutti di fruire di taluni contenuti, al contempo si è forse persa un’educazione all’approfondimento e all’analisi. Cosa pensa dell’attuale mondo musicale (e più in generale artistico e culturale) in rapporto soprattutto alle più giovani generazioni?
‘Indipendentemente dalle generazioni, continuo a vedere opportunità nella musica, ma bisogna aver qualcosa da dire. Va bene anche non aver nulla da dire, si può sempre ascoltare la musica degli altri. Lo faccio continuamente, l’ascolto rimane una delle mie più grandi passioni.’
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autore: Marco Sica