La carriera della cantante francese Melody Prochet decollò quando, ventiquattrenne, riuscì a presentare la propria musica all’eminenza della psichedelia contemporanea Kevin Parker dei Tame Impala, da allora suo produttore e strumentista fisso, ma dopo l’apprezzato disco omonimo del 2012 arrivò nel 2018 Bon Voyage, che deluse un po’ a causa di un certo ripiegamento verso il pop massimalista, e dunque questo Emotional Eternal è necessariamente chiamato a dirci qualcosa in più sullo spessore del progetto, sospeso tra dream pop con voce femminile che alterna testi in francese ed inglese, agrodolce pop psichedelico dagli arrangiamenti barocchi ed una lontana eco lounge.
Emotional Eternal infila 8 brani formalmente molto apprezzabili, in cui si distingue il sempre suggestivo cantato femminile in francese con tanto riverbero, e poi i suoni retrò – in ‘Pyramids and Clouds‘ anche orientali – i sofisticati arrangiamenti pop con eleganti partiture d’archi alternate a mentali e psichedelici passaggi fuzz e synth, che nella suggestiva ‘Looking Backward‘ pesca qualcosa dallo stile dei Tame Impala, con il basso elettrico in bella evidenza secondo uno standard tipico del funk anni 70.
Mazzy Star, Coralie Clement e Jane Birkin sono evocati da Melody’s Echo Chamber per la delicatezza espressiva, Blonde Redhead e Cocteau Twins per un certo clima spiritato, i primi Cardigans quando il pop si fa anche rock, per un disco gradevole fatto di atmosfere sinuose e mentali, e se fosse il caso di fare alcuni appunti, essi riguarderebbero l’impalpabilità di questa musica pop che punta tutto sul clima complessivo ma rischia di non fissarsi nella mente, ed il falsetto evanescente alla lunga un po’ stancante di Melody Prochet.
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autore: Fausto Turi