Con il terzo album Still Life, riconferma convincente del talento mostrato con Time Travel due anni fa, Alessi’s Ark a soli 23 anni si può già proclamare l’erede unica di Edie Brickell, a cui si richiama per tonalità di voce e per stile musicale (senza dimenticare altre due grandi come Jodi Mitchell e Marianne Faithfull).
Grazie a lei, insieme con le One Sixth of Tommy e Hindi Zahra, il pop-folk al femminile è ritornato in auge in questo secondo decennio degli anni 2000.
Alessi Laurent-Marke (questo il vero nome della ragazzina di Hammersmith, vicino Londra) con questo inno alla “Vita Pura” (così si può tradurre The Still Life) conferma tutto ciò che c’era da confermare nei primi due lavori: non genialità sperimentale, non esplorazione ardita di generi e armonie, ma 13 dolci canzoni leggere, quasi sussurrate, generalmente ariose e solari, in cui si esprime l’anima folk dell’artista, temperata da un riuscito gusto poppeggiante che rende i pezzi gradevoli al primo ascolto.
Tim Smithing, Veins are Blue, Money, o Whatever makes You Happy e Mountain, rispondono perfettamente a questo stile, già sentito nei precedenti lavori, mentre qualche apprezzabilissima novità la sentiamo in Big Dipper, Those Waves e soprattutto Afraid of Everyone, dove Alessi esplora toni più “blue” e cupi, e inoltre le canzoni conquistano uno spessore compositivo e una profondità inediti rispetto all’impianto generale.
Altra novità in questi pezzi è il ricorso a un po’ più di plug: la chitarra acustica c’è sempre, ma in sottofondo, e lascia il ruolo di protagonista all’elettrico, anche se sempre arpeggiato e mai con assoli o virtuosismi. Ma non mancano certo le immancabili ballate arpeggiate in acustico come The Good Song, Sans Balance o Hands in the Sink o la conclusione affidata a Pinewoods.
Alessi, seppur giovane, si avvale nella sua carriera di esperti produttori: Mike Mogis (Bright Eyes, Rilo Kiley) l’ha seguita nei suoi primi passi, mentre ora c’è Andy LeMaster (da Bright Eyes a Drive-By Trucker) ad averla seguita in Athens, Georgia (la terra dei R.E.M.), dove ha inciso questo suo ultimo disco, forse leggermente più curato in effetti e arrangiamenti rispetto al più classicheggiante folk puro di Time Travel.
Ancora una volta Bella Union e Cooperative Music sembrano averci indovinato, avendo creduto in questa ragazzina da quando ha abbandonato la Virgin dopo diverse vicissitudini. E ora ci consegnano un ennesima piccola perla, non eclatante ma ben confezionata.
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autore: Francesco Postiglione