Continua il brillante sodalizio artistico tra il combo moderm-rock dei Lambstone con il pregiato producer multiplatino Pietro Foresti (già all’opera con Guns&Roses, Korn, Creed, Asian Dub Foundation). Tutto cominciò un lustro fa con l’esordio di “Hunters& Queens” ed oggi è la volta di “Higher deeper”: 10 brani forgiati con massiccia energia ed elevata compattezza d’insieme e conferma che squadra vincente non si cambia. Il succitato producer riveste la figura di prezioso director che fa progredire il sound delle band in ogni nuovo atto. Il singolo “Waste” è un roccioso preludio ad un album che già annovera altri tre singoli estratti: la power-ballad “Deep”, la “rivoluzionaria” cover di Terence Trent D’Arby “Sign your name” (che chiude la tracklist) e l’evocativa “Revenant”, scelta come emblematica movie-track del documentario “Route to Valhalla” di Fabio Bastianello. Poi sfila il graffio stoner-grunge di “Home “ e “Rain”, effigiati da grande caratura d’insieme, mentre con “Higher” attualizzano, ad arte, un sound che potrebbe sembrare vintage ma la band irrora sempre spruzzate di modernità. La passionale “Falling” è un altro bel tassello coriaceoche unito a “My siren” chiude il cerchio con Giottesca precisione. Non resta che riconoscergli un “Tribute” dal potenziato tasso adrenalinico. Per quanto ascoltato vien da sé che “Higher deeper” alza l’asticella esperenziale del quintetto meneghino, già forte di un background Live di prim’ordine (aprendo, tra l’altro, un paio di date per i Guns&Roses, presenza unica italiana al Pistoia Festival Blues, al Rock in Park festival ecc.). Con credenziali cosi e tecnica palesemente progredita, accostarsi ad “Higher deeper” il passo è naturale ed il pregiudizio stroncato sul nascere. Evoluzione riuscita.
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autore: Max Casali