A tutt’oggi, sono 20 gli anni di carriera incamerati dalla band romana degli Zephiro, capitanata da Claudio Todesco (chitarra), Francesco Chini (voce e basso) e Leonardo Sentinelli (batteria). Ebbene si, meglio in tre che in troppi in quanto il loro stile tra new-wave e post-rock funziona a meraviglia anche cosi, senza far avvertire mancanze di maggior ricchezza strumentale. Dal 2002, inoltre, non si sono mai fatto mancare l’aspetto live con concerti in lungo e in largo dei continenti ed ampi riconoscimenti in concorsi come il MEI, Rock targato Italia ed altri prestigi. Dopo 16 anni sfornano il secondo full-lenght “Baikonur” (successore di “Immagina un giorno” e vari e.p.), che ingloba nove tracce che testimoniano come la loro crescita artistica si sia alzata di una bella spanna, non solo sotto l’aspetto sonoro ma anche sul versante lirico, tirando a lucido escursioni ed emozioni umane tanto caduche quanto inesorabilmente variabili e mai uguale a se stesse.
Un concetto ben espresso nel singolo “Crisalide” che abbraccia la maestosità identificativa dei Tears for Fears, mentre nell’altro singolo “Kublai Khan” ci accompagnano nel Catai di Marco Polo, che si ritrova a fronteggiare le folate del micidiale vento del Karaburan, in un’aurea filo-Cure ma comunque impreziositi da indubbi personalismi sontuosi. Inoltre, dal loro Cosmodromo partono altre navicelle godibili come la wave filo-orientale “Amelia” , la seriosa ed impegnativa “Berlinauta” (che non sarà stato facile scriverla…), l’effluvio Interpol-istico di “La colpa” o la solida e sostanziosa “Se scavo più a fondo” in un vortice di chitarre inebrianti. Invece, un vistoso basso si prende la scena in “Cosmorandagio“, nel tenero amarcord della cagnolina Laika, lanciata nello spazio: ricordate le cronache? Mah, forse roba per Matusalemmi come me.
In ogni modo, già che il combo Capitolino osi impiegare l’italiano per narrare aspetti musicali British, già strappa l’applauso senza remore e lo fanno con convinzione strabiliante. I fatti e la storia gli danno ragione. Tra le band nostrane, chi può vantare d’aver incantato platee di Giappone, New York e Buenos Aires? Ed allora, che sia la base di lancio sovietica (Baikonur, appunto o un’altra rampa, perdetevi nel lecito “trip” degli Zephiro: un viaggio… stupefacente.
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autore: Max Casali