Sbarazzino e frizzante, il nuovo lavoro degli Eels è il completamento del precedente “Earth to Dora” ma più intenso. Per “Extreme Witchcraft” Mr.E si è avvalso ancora una volta della collaborazione, in cabina di regia, di John Parish, con cui aveva già lavorato per “Souljacker”.
Quest’ultimo disco ha un approccio più rock’n’roll e sembra che Mr. Everett abbia avuto l’esigenza di recuperare alcuni capisaldi del rock Usa riproponendoli in maniera divertita. Sarà che questo album è stato realizzato durante il lockdown ma se è apparentemente più frivolo, del resto della produzione degli Eels, è in realtà profondo ed intrigante perché molto variegato. Ascoltate “Stream Engine” con quelle chitarre che evocano il Marc Ribot con i Cubanos Postizos o, restando in ambiente caraibico, il pop-rock di “I know you’re right”.
Everett evoca anche il garage primordiale, quello per intenderci a cui si ispirarono i primi Beatles in “Amateur Hour”, che va in controtendenza con il rock vibrante e nevrotico di “Good Night On Earth”.
Eccitante poi la bobidleyana “Better Living Through Desperation”, tanto quanto il pop rock acido con tanto di tastiera Farfisa di “The Magic”. Gli Eels continuano a non sbagliare un colpo!
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autore: Vittorio Lannutti