La premessa è che parliamo di eccellenze italiche, ossia di musicisti che c’invidia tutto il globo per spiccato talento e sensibilità: da Griminelli (flauto) a Bollani (pianoforte) sono giusto un paio di nomi tanto per rinfrescar la memoria. Ma c’è anche un violino tanto stimato e riconosciuto che sta sfiorando quella notorietà: quello di Michele Gazich che fa dello strumento il suo imprescindibile alter-ego, un totem confidenziale capace di estrarre profondità d’anima per amalgamare concretezze intellettuali, come si evince dal decimo album “Argon“, nel quale le otto canzoni in cartello, fanno quasi tutte riferimento a poeti per lui illuminanti, a cominciare proprio da “Argon” (ispirato a Primo Levi) nel quale s’impernia il pensiero dedicato a nicchie di popolo che vivono nell’invisibile indifferenza ma che inglobano una dignità signorile, nonostante siano accantonati da una società spietata ed egoista, mentre omaggia Patrizio Roversi (poeta di molti brani di Lucio Dalla) coverizzando “Ulisse coperto di sale“, giganteggiando con irrequietezza strumentale e vocale. Certo è che il recitar-cantando di Gazich fa riflettere alquanto, poichè penetra i tessuti uditivi con magnificenza eloquiale che, nelle tracce più intime, ricorda quella di Andrea Chimenti e, a tal proposito…”Canticchiare aiuta” ad elevarsi con dotti ascolti. In “Il fuoco freddo della luna” scomoda Ingeborg Bachmann, in una folk-ballad dai toni malinconici, dettata da una fisa pregnante ma non invasiva. Invece, l’intensa “Il Vittoriale brucia” consente al Nostro di abbinare l’eleganza di violino e piano per pennellare un quadro commemorativo su D’Annunzio, ingabbiato (forse) in un fascismo non dispotico: il tutto formulato in toccante duetto con la dolce ugola di Rita Tekeyan. Alla penultima tappa “Il fiume circolare” tocca il vertice scritturale con un piano cullante e fascinoso. Chiude l’opera la splendida ed appassionata dedica a Lolli “Lettera a Claudio“, venato di tante verità mai comprese dalla massa dell’indimenticato cantautore ma Michele ricorda i suoi grandi valori e doti sincere in lungo ed in largo: traccia talmente bella che anche la Fondazione Lolli l’ha fatta sua per onorare il genetliaco di Claudio nell’anno scorso.
“Argon” è un titolo molto azzeccato, perchè la nobiltà di questo gas che stenta a combinarsi con altri elementi in maniera involontariamente “snobistica”, rispecchia (in parte) l’ideologia di Gazich, artista fuori dal ruffiano bailamme commerciale, eppur cosi vicino ed empatico e non importa se non entrerà nelle grazie della gente pop-pettara: basta che continui a conservare lo slancio intellettual-narrativo, apprezzato dai veri intenditori. In quattro parole: privilegio per le orecchie.
autore: Max Casali