Diciamo la verità, il nickname che si è scelto, dvr, non è tra i migliori per promettere celebrità. Ma questo ragazzino originario del North Berwick in Scozia che a 16 anni soltanto nel 2020 si incontra con Kenny Beats (tra i più famosi produttori attuali) e si trasforma in soli due anni in un cantautore e produttore di se stesso rilasciando demos nel 2021 chiamati tape01 e U Can call Me Dillon, che fanno gridare all’entusiasmo gente come Snoop Dogg, FINNEAS, Omar Apollo, Joy Orbison, e Clara Amfo, ha veramente del talento.
Ed è un talento divergente, ciò che più conta. 5 tracce in questo EP, tutte di non oltre tre minuti, eppure si sente uno stile marcato, unico, finalmente qualcosa di nuovo. Lowlife è il primo singolo, e vede la partecipazione diretta del suo scopritore Kenny Beats, ma i due pezzi che lanciano lo “stile dvr” come un manifesto quasi, e che colpiscono le orecchie per affinità a grunge (nel modo di cantare) e punk (per l’approccio musicale generale) sono Dirty Tapes e Stupid.
Pezzi oscuri, asciutti, anzi, decisamente secchi, minimalisti, con una sola e semplice chitarra che prevale su tutto, turbati, e dissonanti come la chitarra elettrica che li accompagna, cantati da una voce che sembra trasandata, ma lo è volutamente, a voler sottolineare la dimensione di smarrimento, confusione, impossibilità di trovare un posto nel mondo (“Concentrarsi per raggiungere uno scopo, crisi di mezza età quando sono ancora adolescente, penso soltanto a una cosa fissa nei miei sogni, che sono stupido, fottutamente stupido, amo i suoni che riesco a fare talvolta, ma niente davvero mi fa sentire vivo, ho dimenticato di prendere le mie medicine e ora la mia salute è andata, ha fatto un tuffo”).
Del resto, sono pezzi, come i precedenti demos, nati nel pieno lockdown, e quello che Dillon qui dice di questo periodo l’abbiamo sentito dire già a molti: “Il lockdown è stato un rinascimento creativo. Mi ha dato tutto il tempo e le risorse per fare esattamente quello che volevo: svegliarmi ogni giorno e fare musica”.
Ma in questo caso c’è qualcosa di più: in queste cinque tracce a partire dai sogni nel cassetto di fare musica (Dirty Tapes) al naufragare di quei sogni (Stupid) alla depressione e crollo mentale e fisico (Lowlife) per arrivare agli psicofarmaci (Drugs) fino a una lieve ripresa di ottimismo (Tunnel Vision) c’è la storia di moltissimi adolescenti nei due anni di pandemia, se è vero che ancora ieri Repubblica titolava un aumento del 100% dei ragazzi caduti in depressione negli ultimi due anni nel mondo, attualmente 1 su 4.
Questa è la ragione per cui queste cinque tracce potrebbero diventare un giorno il futuro della musica: sono dense, profonde, raccontano di disagi vissuti, e vengono da un adolescente: potrebbero diventare il manifesto di una generazione, la generazione anni ’20, a cui Dillon appartiene.
Cresciuto da genitori sudafricani con leggende musicali come B.B.King, Dillon impara nei garage a suonare a 12 anni, ma conosce anche l’hip hop nel frattempo. La pandemia lo chiude a casa da scuola, e lui comincia a scrivere musica. E’ un adolescente millennial, quindi grazie ai social riesce a farsi conoscere subito, compreso il raggiungere Kenny Beats e presentargli le prime composizioni. Il resto lo ha fatto Twitch, Twitter, TikTok e i software di musica crackati su cui si è concentrato per tre mesi pieni, e oggi questo ragazzo, uscito dalla depressione, racconta di se che “Penso che la cosa più cool è ispirare gente con la mia musica, lo stesso che ha fatto Kenny o Dave (Dave Grohl) per me. Voglio solo fare musica affinché altra gente voglia fare musica”.
Uno stile unico, di testi ma anche di composizione musicale, con un sound acerbo e asciutto, minimale e polemico come lo sono stati i movimenti di rottura musicale del passato. E’ ancora presto per parlare di una nuova corrente, e lo stesso Dillon è ancora alle prime armi, ma emerge una personalità musicale da queste tracce che è spaventosamente esondante: sembra di sentire Kurt Cobain in cantato intimo mescolato agli Strokes in versione acida, ma le suggestioni che questi cinque brani lasciano nell’ascoltatore sono davvero tante.
La prova di fuoco sarà il primo vero album, dopodiché potremo forse dire che abbiamo il nuovo grunge del XXI secolo, a (quasi) perfetta ciclicità con i vent’anni fra punk e grunge trascorsi fra anni ’70 e ’90.
https://dvrmusic1.bandcamp.com/album/dirty-tapes-ep
autore: Francesco Postiglione