Ancora Nick Cave, sempre Nick Cave. Il 2021 è senza dubbio l’anno di su celebrazione, visto che dopo l’uscita di Idiot Prayer, ovvero i suoi classici suonati al solo pianoforte, dopo il film omonimo, che segue i documentari One More Time with Feeling e 20.000 Years on Earth degli anni scorsi, e dopo appena pochi mesi dall’uscita di B-sides Part II, esce ora un’altra celebrazione dell’immenso artista australiano. Questa volta non è autografa ma è targata Flaming Lips. E questo significa anzitutto una cosa: cover di Nick Cave riviste con marchio psichedelico, quindi una novità tutta da gustare. Come se non bastasse, i Flaming Lips hanno invitato all’interpretazione vocale delle 9 cover di Cave la 14enne Nell Smith, astro nascente della musica inglese, qui al suo primo disco. Where The Viaduct Looms dunque è contemporaneamente tre cose: un album di cover psichedeliche di un artista assoluto, un album nuovo dei Flaming Lips, e l’album d’esordio di una voce suadente che sembra ispirarsi a Nico dei Velvet Underground, anche se probabilmente lei i Velvet Underground nemmeno li conosce.
In effetti, è certo che Nell non conosceva Nick Cave prima di questo progetto (e avendo 14 anni si può perdonare). Lei stessa ha dichiarato: “È stata una curva di apprendimento davvero ripida. Non avevo sentito parlare di Nick Cave, ma Wayne ha suggerito di iniziare con un album delle sue cover e poi di registrare alcune delle mie canzoni. È stato bello ascoltare e conoscere Nick Cave e scegliere le canzoni che volevamo registrare“.
Wayne Cohen, storico leader dei Flaming, aveva scelto Nell dopo averla notata seguire i loro show col padre per tre anni. E come avrebbe potuto non notarla? All’età di appena 12 anni si muove da Leeds col papà per seguire il tour in Canada, cantando ogni parola delle loro canzoni e sempre vestita durante gli spettacoli con un costume da pappagallo per omaggiare la band, notoriamente dedita a travestimenti e trucchi. Durante la pandemia, col permesso del papà, si sono accordati per questa spettacolare registrazione.
E non manca anche il parere di Cave, rilasciato sul suo noto sito Red Hand Files: “Non conoscevo questo progetto, quindi grazie per avermelo segnalato. Ho un sacco di tempo per i Flaming Lips, mi piacciono davvero molte delle loro cose, sono diventato un ammiratore da quando li ho visti suonare quasi tutte le sere al Lollapalooza Festival tour nel ’94, forse ci ho anche cantato insieme [In effetti cantarono insieme la cover dei Lips di (What A) Wonderful World, incisa da Louis Armstrong nel 1967] e ho scritto una canzone per uno dei loro dischi. Questa versione di “Girl in Amber” è semplicemente bellissima, stavo per dire che Nell Smith abita la canzone, ma è sbagliato, piuttosto lei libera la canzone, in un modo che io non potrei mai fare. Ho sempre trovato difficile allontanarmi da questa particolare canzone e cantarla con la necessaria rimozione, immagino di essere davvero contorto con le parole. Nell mostra un notevole comprensione della canzone, un senso di distacco che è sia bello che agghiacciante. Lo adoro. Sono un fan“.
Cohen scelse proprio le canzoni di Cave perché Nell non le conosceva e dunque, a suo dire, non avrebbe avuto preconcetti artistici su come interpretarle. Girl in Amber è la prima a essere stata eseguita, e si è meritata come visto i complimenti di Nick.
L’album, masterizzato da Dave Fridmann, è frizzante, ipnotico, ma soprattutto fresco e originale: Girl in Amber non si riconosce dall’originale, Weeping Song è ipnotizzante, Into My Arms commovente, e Red Right Hand martellante. Sono canzoni non interpretate ma rivissute dai Flaming, con il solo approccio psichedelico e alternative rock.
Ciò che colpisce è che la voce di Nell Smith è matura e fresca contemporaneamente. Non sembra una 14enne alle prime armi, e per quanto certamente guidata passo dopo passo dalla band, ha un carisma tutto suo.
Ascoltate per esempio il suo intro su O Children, accompagnato da singole note di chitarra altisonanti ed epiche, su cui Nell si esibisce in falsetti. La canzone poi evolve in un rock pieno e lobotomico appena esplode la batteria. Stessa cosa accade in Red Right Hand, che per promuovere il disco è stata suonata al Late Show di Colbert, e la cui performance è stata usata dalla band come video ufficiale del disco.
Qualche timidezza, qualche incertezza, Nell la mostra forse solo in The Kindness of Strangers, in cui non sembra essere all’altezza né della band né dell’originale. Ma si riscatta subito e alla grande con i falsetti e i fraseggi di No More Shall We Part. Impressionante pensare che si tratta di canzoni che non conosceva: Nell la interpreta con personalità e amore puro, in questo caso accompagnata dal solo piano di Cohen, e nelle parti non fraseggiate mostra un timbro di voce scuro, profondo, che potrebbe portarla veramente a vette inesplorate.
E’ chiaro che il capolavoro del disco sta nella trama musicale tessuta dai Flaming, che proprio in Red Right Hand si mostra in tutta la sua potenza: Cohen riscrive il tessuto musicale, introduce la distorsione alla voce di Nell, fa esibire la batteria praticamente da subito, prima con un sottofondo inquietante, poi con una vera e propria linea ritmica accompagnata dal basso. E quale miglior seguito dello splendido disco dei Flaming Lips, del 2020, American Head, il cui tour per forza di cose annullato ripartirà quest’anno toccando anche l’Italia?
C’è da star sicuri che quando passeranno di qui (il 2 agosto per la rassegna a Cielo Aperto, Villa Torlonia presso Cesena), non potranno essere persi di vista, e chissà che non si portino anche la nuova frizzante stella del rock Nell Smith.
autore: Francesco Postiglione