Il Festival Internazionale del ‘700 Musicale Napoletano è arrivato alla XXI edizione.
La kermesse, promossa dalla Associazione Domenico Scarlatti fondata nel 1982 dal Mastro Enzo Amato, direttore artistico del festival, si sta svolgendo in questi giorni nel capoluogo partenopeo, precisamente nel periodo dal 14 al 30 dicembre.
Come ogni anno, la manifestazione propone un tema portante o l’omaggio a qualche esponente della Scuola Musicale Napoletana, così quest’anno la rassegna è “dedicata” a Saverio Mercadante e al chitarrista Ferdinando Carulli insieme alle celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante avvenuta tra il 13 e il 14 settembre del 1321.
Il programma è concretizzato in quindici appuntamenti che richiamano diversi generi musicali: in partenza c’è stata l’opera comica, il 14 dicembre con “La Finta Tedesca” di Johann Adolf Hasse, con la regia di Riccardo Canessa, il mezzosoprano Raffaella Ambrosino e il baritono Carmine Monaco D’Ambrosia; il 15 dicembre Enza Caiazzo insieme al suo clavicembalo ha proposto musiche di autori della Scuola Napoletana.
Per le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante, il giorno 16 dicembre c’è stato il concerto “Italica Famosa: tra Dante e Mercadante” in cui è stato eseguito un inedito di Saverio Mercadante a opera del mezzosoprano Manuela Custer accompagnata dal Quartetto Dafne e al piano da Raffaele Cortesi, mentre lo scorso 17 dicembre si è passati per la musica da camera con “Sonate Trio”, eseguita da Nunzia e Raffaele Sorrentino con Angelo Trancone al clavicembalo. Sabato 18 c’è stata la performance “Mercadante Jazz Project” con Daniele Sepe insieme al pianista Bruno Persico che hanno riproposto in chiave jazz frammenti del repertorio di Saverio Mercadante.
Il 20 dicembre in rappresentanza della musica sacra, ci sarà il “Requiem” di Niccolò Jommelli diretto da Enzo Amato, appuntamento poi, con la musica barocca, mercoledi 22, con “I Solisti dell’Orchestra Barocca di Cremona” diretti da Giovanni Battista Columbro. Il 23 dicembre invece ci sarà “La Cantata dei Pastori” di Carlo Faiello, successivamente il pianista Francesco Pareti in SHB 1685, il 27 dicembre, eseguirà brani di Domenico Scarlatti, Händel e Bach.
Il 26 dicembre ci saranno le “Sonate” di Domenico Cimarosa, interpretate da Francesco Bakiu e infine l’omaggio a Ferdinando Carulli con Cristina Galietto alla chitarra e l’Orchestra da Camera di Napoli diretta da Enzo Amato, con musiche di GiovanBattista Pergolesi, Niccolò Jommelli e naturalmente Ferdinando Carulli.
Il festival si conclude con gli spettacoli del 29 “Concerti, arie e altre bizzarie alla napolitana” con Carmela Osato, Pierfrancesco Borrelli Raffaele Tiseo, Federico Maria Valerio e infine giovedì 30 le “Sinfonie Parigine” con Edoardo Ottaiano, Antonio Troncone, Orchestra da Camera di Napoli.
Gli eventi si sono svolti o si svolgeranno in diversi ambienti prestigiosi del capoluogo campano quali la Basilica di San Giovanni Maggiore, la Domus Ars, il Convento di San Domenico, la Chiesa di Santa Maria dell’Aiuto.
Un programma quindi avvincente e articolato che va a riprendere varie sfumature della cultura napoletana dei tempi passati e il presente.
Proprio su queste cognizioni e sulla base della relazione tra passato e contemporaneo, il 21 dicembre alla Domus Ars andrà in scena “Le Ombre Segrete”, uno spettacolo nato da un’idea del compositore beneventano Max Fuschetto.
Il musicista originario del Fortore ha concepito una esibizione multidisciplinare che richiama – secondo la descrizione dell’autore – “un universo di rimandi musicali e poetici, il suono che si fa corpo attraverso la danza, la parola che attraversa il beat per trasformarsi in canto, metamorfosi di corpi alati”.
Per la realizzazione di questo concerto dalla vivacità di contenuti, Fuschetto si è rivolto ad una squadra solida e affidabile costituita dalla danzatrice Lia Gusein-Zadee, da Enzo Oliva al piano, dal cantante e compositore piemontese Cosimo Morleo, Pasquale Capobianco alla chitarra elettrica e naturalmente lo stesso Max Fuschetto all’oboe e il sax, il tutto incorniciato nella Coreografia di Antonello Tudisco.
Abbiamo avuto la possibilità di intervistare l’oboista / sassofonista che ci ha parlato nel dettaglio del concerto di martedì 21.
FO: Max, il Festival Internazionale del ‘700 musicale Napoletano è arrivato alla XXI edizione e tu sei ormai un veterano, uno dei nomi di punta della rassegna da alcuni anni, raccontaci la tua concezione, il tuo rapporto con il settecento napoletano.
MF: Grazie al coinvolgimento del direttore creativo del Festival, il musicista Enzo Amato, ho partecipato a diverse edizioni del Festival. Tutto per me è partito dal 2014 quando insieme a Girolamo De Simone realizzammo una rilettura di alcune pagine dell’opera di Niccolò Jommelli. Nel mio caso ne venne fuori il lavoro Evanescent Vision, in duo con Pasquale Capobianco alla chitarra elettrica. Da allora abbiamo portato al Festival diversi progetti tra cui Le Rose di Arben, con Antonella Pelilli alla voce, un viaggio nella poesia e nella musica in lingua Arberesh che abbiamo abbinato a lavori vocali di Paisiello e dello stesso Enzo Amato. Realizzato nel 2020 , questo spettacolo ha avuto un notevole successo di pubblico e, viste le richieste, speriamo presto di riportarlo a Napoli.
FO: Come lo valuti invece il presente musicale napoletano?
MF: Ricco di proposte, diversificato nei generi e negli stili, frutto di un mix tra una tradizione invidiabile e gli stimoli provenienti da un mondo in continua evoluzione e con tante cose a portata di mano. Pur essendoci come un po’ dappertutto una tendenza tra i musicisti a rimanere chiusi nel proprio ambito c’è chi tenta il crossover stilistico è lì secondo me si hanno i risultati più interessanti e che guardano al futuro.
FO: Non è la prima volta che usi questa “denominazione”, in questo caso come è nato lo spettacolo de “Le ombre segrete”, raccontaci la genesi e il concetto dietro il lavoro.
MF: Le Ombre Segrete è la traduzione in italiano del titolo di un mio brano contenuto nel disco Sùn Ná del 2015. Un disco che ha avuto un buon riscontro di pubblico e di critica e che ha valicato i confini nazionali, ricordo ad esempio lo speciale di Anna Bianca Krause per la Funkhause Radio di Berlino. Il titolo di questo brano mi aveva impegnato parecchio, era un tema che avevo scritto a poco più di venti anni e che avevo ripreso nel tempo dandogli titoli diversi. Poi, quando decisi di pubblicarlo con un arrangiamento che risultò tra l’altro migliore del motivo di partenza, mi impegnai a trovargli un titolo adatto. Scorrendo casualmente le pagine dell’ Eineide trovai un interessante passaggio in cui si parlava di ombre segrete agitarsi nelle profondità di un bosco. Mi era sembrata un’immagine che traduceva perfettamente il mood del brano, un po’ dark, e che alludesse all’inconscio, il luogo in cui le cose si rimescolano senza il nostro permesso.
L’anno successivo, nel 2016, colsi l’occasione di un concerto per proporre, invitando il mio amico e scrittore Donato Zoppo, un reading con questo titolo su poeti a noi vicini come quelli della beat generation. Le Ombre Segrete mi è sembrato sempre un luogo in cui unire estetiche: rock, popular, modern classic ecc e linguaggi: musica letteratura e questa volta anche danza.
FO: Quale sarà la correlazione con il settecento napoletano?
MF: Le Ombre Segrete, nella forma, con quelle sue overtures dal suono minimale, con le parti cantate, coi testi declamati in moderni recitativi rivitalizzati da un beat costante, e per questa occasione anche con il suono che si fa movimento attraverso la danza di Lia Gusein Zadee e la coreografia di Antanello Tudisco, si avvicina con una leggerezza tutta postmoderna alle trame e alle architetture dell’opera lirica.
FO: Come è organizzato il tuo concerto? Che cosa porterai sul palco? Cosa si deve attendere il pubblico?
MF: Come raccontavo più su, il pubblico si troverà di fronte ad un lavoro moderno, dagli elementi compositi, con quattro musicisti che daranno vita ad uno spettacolo pieno di novità e dal suono originale: si combineranno il magico tocco del pianista Enzo Oliva, le sonorità eleganti e ultra contemporanee del chitarrista Pasquale Capobianco, la voce plastica e dalle rizomatiche sfumature ora classiche ora contemporanee di Cosimo Morleo, il mio tratto compositivo e i miei fiati tra cui l’oboe. In più l’originale coreografia di Antonello Tudisco affidata al gesto e al movimento di Lia Gusein Zadee.
FO: Musicalmente parlando, come hai vissuto questi due anni di pandemia? Quanto e come questo periodo hanno influenzato il tuo operato?
MF: Mi sempre è piaciuto questo pensiero di Arvo Part: “bisogna sapersi collocare nel tempo dell’attesa con la convinzione che noi abbiamo tempo” . E’ una frase che mi sembra adatta sia quando si spera o desidera ardentemente qualcosa che quando non si ha idea di cosa accadrà. Per cui mi sono messo a fare le due cose che più mi interessano: studiare cose nuove e comporre. Ne sono venuti fuori nuovi lavori che già ho avuto moto di sperimentare negli ultimi live e che spero di registrare presto.
FO: La tua discografia è attualmente ferma al 2018 con l’album “Mother Moonlight”, il nuovo anno ci porterà anche un nuovo lavoro di Max Fuschetto?
MF: Si, è pronto da tempo un lavoro di cui ho posticipato l’uscita per molte ragioni ma che scalpita per uscire dal box. E’ un lavoro di transizione che recupera l’immediato passato e si affaccia a sonorità e trame del futuro e che penso uscirà nella prossima primavera.