Un concerto che nella forma musicale e visuale ha rasentato la perfezione: tutto è apparso collocato nell’esatta dimensione spazio temporale, nessuna sbavatura, nessun eccesso, nessuna iperbole.
È così che Manu Delago ha entusiasmato il pubblico presente all’Auditorium Novecento di Napoli, nell’ambito della rassegna “Live in Auditorioum” a cura del Rockalvi Festival.
Il musicista e compositore austriaco, celebre per le sue collaborazioni come percussionista e hang player con Björk, ha esplorato sonorità tanto evocative, quanto ritmiche, tanto acustiche quanto elettroniche.
Di pregio la padronanza dell’hang, con il quale, in set di tre, Delago ha, al contempo, alternato tessiture ritmiche a melodiche; belli anche gli interventi alla batteria.
Ciò che, però, ha particolarmente colpito della performance, al di là delle capacità mostrate da Delago quale strumentista, è stata l’interazione tra l’esecuzione musicale e i video proiettati sui due schermi appositamente installati alle sue spalle.
Dealgo, infatti, ha costantemente dialogato con le immagini, sia sotto il profilo visuale che sonoro (tanti gli spunti di musica concreta, dal rumore dei passi sul selciato e nella neve, ai finestrini rotti di automobili, al rumore di trapani pneumatici, al gracidare), creando narrazioni che, partendo dagli elementi della natura (acqua e fuoco) sono transitate finanche per descrizioni “industriali” o “faunistiche”; non è mancato nemmeno il duetto con voce femminile proveniente dai video e uno “scoppiettante” finale a sorpresa da “pop-corn”.
L’intera esecuzione è apparsa, quindi, curata e “arrangiata” in ogni dettaglio, rendendo impercettibile il confine tra l’improvvisazione e l’esecuzione “da spartito”, il tutto esaltato dall’ottima acustica dell’Auditorium Novecento.
Articolo di Redazione – Foto di Klaus Bunker