I Confini di tela sono un quartetto marchigiano, di Jesi precisamente, attivo da tre anni. Nati da un’idea del chitarrista Matteo Tarabelli, e dopo alcuni cambi di formazione, la band si è assestata sull’attuale quartetto formato anche da Sergio Fabrizi al basso, Alessandro Violini alla batteria e Marco Fersini alla voce e alla chitarra.
“Maledetti propositi”, disco d’esordio, è nato prima della pandemia ma è stato ultimato durante il lockdown per cui i dieci brani in scaletta sono stati in parte rivisitati da remoto durante la scorsa primavera. Le tematiche dei brani sono molto attuali nei quali vengono sottolineate le esitazioni, le paure e i desideri di una generazione figlia del benessere e della sua crisi; delle ampie prospettive di carriera e del precariato a tempo indeterminato.
Lo stile musicale è strutturato attorno ad un hard rock classico che deve molto al grunge con brani cantati tutti in italiano. Il disco si apre con la ballatona hard rock serrata di “Polietilene” nella quale emerge il messaggio di limitare i consumi. A seguire l’uno-due esistenzialista di hard rock classico, con sali-scendi dialettici, delle tracce “Arsenico” e di “Io e Me”.
L’album continua con il grunge tirato, con chitarre tanto leggere quanto grevi, di “Fuochi e Debiti”, anch’essa caratterizzata da una forte critica sociale che affronta l’assurdità della smania di costruire piste da sci poco sopra le spiagge e piscine sulla roccia. Con “Cenere” si adagiano su una ballatona hard melodica mentre con “Nessuna parola” dimostrano di andare “in profondità”, e con “Crisalidi” invece si respira un’aria da Pearl Jam in elettroacustico. “Carta e vinili” e “Pone di muri” sono in linea con i brani precedenti, mentre ne “La Pioggia è meglio di niente” danno il meglio sia con le estensioni vocali di Fersini, sia nella costruzione del sound con un ottimo bilanciamento di ritmo tra velocità e rallentamenti dei suoni.
https://www.facebook.com/ConfinidiTela
https://www.instagram.com/confiniditela/
autore: Vittorio Lannutti