I Deacon Blue, band scozzese di rigoroso indie pop degli anni ’90, dopo vent’anni di assenza di inediti se non per l’album Homesick del 2001, sono tornati dal 2012 a fare nuovi dischi, e questo Riding on the Tide of Love è già il quinto album dalla rinascita del 2012. Si può dire dunque che siano tornati a piena attività, benché ovviamente non siano più la band che tra l’87 e il ’93 ha avuto la sua maggior fama con gli album d’esordio e specie When the World Knows Your Name il cui titolo mai fu più azzeccato visto che con questo disco raggiunsero il primo posto della classifica inglese e il singolo Real Gone Kid, a tutt’oggi la loro canzone più famosa, fu il primo ad entrare nella top 10.
La band di Ricky Ross e Lorraine McIntosh alla voce con James Prime alle tastiere e Dougie Vipond alla batteria e Gregor Philp alla chitarra al posto del compianto Graeme Kelling morto per cancro è tornata dunque alla ribalta, e anche prepotentemente. Nel 2020 il disco Citiy of Love aveva previsto anche un tour per il 2021, che ovviamente sarà modificato in base all’emergenza, ed ecco che già nel 2021 escono con un nuovo lavoro, per esattezza un mini-disco di 8 canzoni, perfettamente alternato fra quattro pezzi indie-pop gustosi e piacevoli e quattro ballate francamente mielose e un po’ stucchevoli, che dopo il primo ascolto ti capita subito di dimenticare.
La title track è uno dei pezzi in del disco: con il suo andamento ritmico da ballad anni 50 cattura subito tra violini e controcanti, e sembra davvero un pezzo di altri tempi.
Un arpeggio di chitarra e piano introduce invece She Loved the Snow, ma poi il pianoforte va sulle note basse e gli accordi e l’invitante arpeggio si trasforma in un pezzo out, uno di quelli da dimenticare. Nothing’s changed è di nuovo un pezzo intrigante, forse il migliore del disco, una ballad acustica dinamica e ritmicamente azzeccatissima, che rende la strofa addirittura più suadente del ritornello. Look Up è introdotta da un arpeggio di elettrica che ricorda i pezzi migliori dei R.E.M., e come per quei pezzi è in effetti costruita su un giro di accordi semplicissimo, ma efficace. Ricky e Lorraine si alternano nelle strofe come da manuale, e tutto insomma è pianificato e per niente sorprendente, ma funziona. Gli altri pezzi notevoli del disco sono Send a Note Out, e Not Gonna be that Girl e qui il disco probabilmente dà il suo massimo: Send a Note Out inizia soft, con un intrigante riff di chitarra, ma poi esplode in cori e organi pur mantenendo la sua base rigorosamente pop. Not Gonna Be that Girl è introdotta da un letto di note di piano, su cui entra una chitarra acustica, ma è al ritornello, con il cantato di Ricky Ross e i cori di Lorraine che il pezzo dà il suo meglio, risultando quello musicalmente più complesso e articolato. Time e It’s still Early infine riecheggiano le melodie dei fifties ma in Time i falsetti sono eccessivamente zuccherosi e It’s Still Early è decisamente una ballata piano e voce da chiusura disco e niente di più.
In sostanza, si tratta di un disco riuscito a metà, ma la metà valida trascina anche gli altri pezzi verso il successo di un lavoro che certo non aggiunge nulla alla carriera dei Deacon Blue, ma non stona all’interno della discografia recente della band, contrassegnata da un’evoluzione spiccata verso il romantico e il pop.
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autore: Francesco Postiglione