C’è stato un tempo, agli esordi, in cui gli Horrors erano addirittura percepiti da molti come gruppo di poser, magari persino creato a tavolino; tesi che poggiava sull’ambiguità e sul mistero coi quali il gruppo giocava molto, e poi sul look figo e l’aspetto belloccio dei cinque, e sul loro post punk darkwave nichilista, estremo, si, ma del tutto derivativo – Strange House (2007) fu ad ogni modo un gran bell’esordio – e che si vendeva anche ad un pubblico pop: ricordiamo ancora un loro concerto a Napoli, nel 2007, davanti ad un pubblico totalmente eterogeneo, che andava dai vecchi punk alle teenager urlanti.
Ma gli Horrors in 15 anni non hanno sbagliato un solo disco, e con l’esperienza hanno sviluppato le doti necessarie per creare musica sempre più ambiziosa e personale: con Luminous (2014) e V (2017) in particolare si sono posti ai vertici dell’alternative britannico, ed ora, con questo EP, mostrano di voler clamorosamente rilanciare, abbandonando la darkwave intrisa di elettronica e gustose melodie decadenti degli ultimi anni per dedicarsi ad una techno industrial senza concessioni.
Lout contiene tre tracce, e vuol presentare questo nuovo corso musicale, che verosimilmente si andrà a concretizzare nel prossimo album; un asfissiante e acido incubo postmoderno cyberpunk tra Nine Inch Nails e Ministry per le trame d’acciaio, e Prodigy e Skinny Puppy per la sadica schizofrenia, con anche ampi incisi sperimentali nell’annichilente ‘Org’, in cui lo slancio di libertà creativa mista a follia raggiunge l’apice.
Difficile però tirare delle somme, basandosi solo su questo EP. È solo un’ipotesi, ma magari il prossimo disco della band introietterà questo approccio industriale nel più melodico corso precedente, che francamente sarebbe un peccato se andasse perduto. Nel caso in cui però gli Horrors stiano elaborando, attraverso questa nuova musica, un discorso concettuale sulla modernità e le sue contraddizioni, nel solco delle recenti impressionanti pubblicazioni dei maestri Cabaret Voltaire, in quel caso ben venga un lavoro sadico e spietato, che provi a svegliarci dalla buia notte in cui siamo immersi.
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autore: Fausto Turi