Ero proprio curioso di occuparmi dell’esordio sulla lunga distanza del comasco Francesco Setta (Silletta all’anagrafe) intitolato “Fenice”, e sapete perché? Visto e considerato che, nel precedente e.p. d’esordio, il Nostro si domandava se ancor oggi, come in passato, ci fosse qualità. La musica ci permette di stare ancora a galla dal momento che, per la maggioranza degli artisti, il mondo delle sette note è un po’ la boa di salvataggio per sfogare pulsioni e slanci ideativi.
Sicuramente, memore per quanto sostenuto, Francesco avrà ponderato non poco i 12 pezzi di “Fenice”, affiancato dall’esperto tocco alla produzione di Max Zanotti (già voce di Deasonika e Casablanca), in quanto si avverte presto quanto il confezionamento del progetto ostenti dettagli ben calibrati, altrimenti l’equilibrio tra rock, rap ed inserti di blues risulterebbe stridente e disallineato.
E’ il singolo “Un collo per una forca” a fare gli onori di casa, con un verace blues “sporcato” da sedimenti di rap che non gli fan dimenticare il suo passato hip-hop con Calibro VII e Micro De Rua, prima di avventurarsi nel percorso solista: un brano dissacrante che punta il dito su coloro che si ridicolizzano pur di essere qualcuno rinunciando alla vera natura d’espressione. Che la società sia in decadenza lo si evince anche nell’angosciante mood di “Sabato sera trash”e nell’incalzante flusso verbale di “Skit” o nell’algido proclama di una “Gioventù bruciata”, striato d’elettronica asciutta e paralizzante.
Concede tregua nelle rassicuranti ballads “Cuore di seta” e “Amore/Odio” perché far convivere un dualismo di sentimenti rientra nell’ordine delle cose e nella potenzialità di un artista attento e sensibile e non si tratta di “Mondi lontani” ma il tutto permette di accorciare le distanze anche su fertile terreno cantautorale.
Con la titletrack torna con stilettate di Rap dai rigagnoli oriental-blues, mentre nel secondo singolo “Neve” non cala il gelo ma torna la dolcezza sotto forma di quiete raccolta per un amore che ha lasciato un’impronta indelebile ed attiva vellutati amarcord. “Fenice” era chiamato a dare coerenza all’intenzionalità di Francesco di non immettere sul mercato un esordio dozzinale, nel quale la musica rispecchiasse qualità e freschezza. Decisamente, buona la prima!
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autore: Max Casali