Solo diciotto mesi fa Nick Cave ha pubblicato Ghosteen e a circa quattro da Idiot Prayer pubbluca un album magnifico e torturato per la prematura scomparsa del figlio di soli 15 anni. Il dolore presente i quei brani erano accompagnati da una forma di speranza che emergeva dalla sua voce eterea di una bellezza senza pari. Ma Nick Cave non si ferma, e Carnage è il suo nuovo lavoro discografico e lo definisce così’: Carnage is a brutal but very beautiful record embedded in a communal catastrophe.
Un disco inedito registrato durante il lockdown con il suo inossidabile complice Warren Ellis. L’improvvisazione e la voglia di comporre sembra essere il filo conduttore di queste otto tracce. Si parte con Hand of God con tanto di introduzione spettrale, segue poi Old Time dove Cave appare quasi in trance: “we took a wrong turn somewhere” cantando la visione della perdita. Ogni elemento sembra urlato accompagnato dalla viola di Warren Ellis e punteggiato da una chitarra pregna di noise.
Ogni nota di synth riecheggia come increspature su uno stagno, la voce di Cave si aggrappa a una perdita senza nome e la frase di apertura: “I always seem to be saying goodbye…” di Carnage non è solo dettagli di una perdita ma molto di più. Un’esperienza molto più complessa e ricca di sfumature dove il nostro sembra calpestare i suoi nervi scoperti, mettendo in mostra un lato conflittuale della sua arte che passa dalla malinconia accuratamente rappresentata alla volgarità cruda. L’australiano porta l’oscurità nella prima metà di White Elephant dove, ancora una volta, il rock lascia spazio a una produzione molto più equivoca. Si apre con un dolcissimo piano il lamentoso “Albuquerque“. Canta il lutto sentito da tutti mentre il 2020 seguiva il suo corso: i piani annullati, le aspettative capovolte e la perdita quotidiana mentre le ambizioni venivano schiacciate. Cave è al massimo delle speranze quando canta: “We won’t get to anywhere, darling Anytime this year..” sintetizzando il dramma di coloro che restano fermi, imprigionati per evitare di morire, ma inevitabilmente mentalmente si muore. Con Lavender Fields le corde ondeggiano come il vento sui campi, ansimando quasi come una fisarmonica che viene tirata dentro e fuori. È una bellezza generosa mentre innegabilmente il coro indugia sullo sfondo e Nick fa eco con la sua voce profonda. È difficile non commuoversi quando canta: “People ask me how I’ve changed / I say it is a singular road…”; un brano che riesce a emozionare per la dolcezza e l’amore che emana. Idem per le sensazione emanate in “Shattered Grounds“, una traccia che si crogiola nell’estrema dicotomia tra sintetizzatori e la voce inesorabile di Nicola Caverna.
Meravigliosa e da brivido la frase di chiusura “And everywhere you are I will hold your hand again…” mentre Balcony Man chiude l’opus e risuonano le sue speranze, e i suoi miraggi, accompagnato da frasi dolci come: “And this morning is amazing and so are you”. Questo disco è senza dubbio fantastico, le parole ti portano lontano e riescono ad attutire il dolore.
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autrice: Rosita Auriemma