Stefan Betke durante lo scorso anno ha comunicato l’avvio di una nuova collaborazione alla Mute Records di Daniel Miller con la quale ha da sempre avuto un solido rapporto di stretto legame professionale e come promessa di matrimonio ha portato in dote la trilogia degli esordi, costituita dai classici “1”, “2” e “3”, oltre al 12” di “RAUM”, ristampati per la prima volta in vinile e raccolti in un box-set uscito a fine aprile 2020 per la label britannica.
Il secondo step del compositore elettronico è stato invece la produzione di “Fading”, disco nuovo di patacca, pubblicato lo scorso novembre a cinque anni di distanza dal precedente “Wald”; nel mezzo tanto lavoro di mastering e un episodio della serie “Con-Struct”, promosso dall’etichetta di Amburgo Bureau B e dove il Nostro ricostruiva le complesse e imprevedibili strutture sonore del violoncellista di Dusseldorf Conrad Schnitzler.
Per quanto riguarda “Fading”, si potrebbe definire cinicamente un concept sulla perdita della memoria: Betke ha vissuto nei mesi scorsi un progressivo aggravamento delle condizioni di salute dell’anziana madre sofferente di Alzheimer.
Tra un sigaro e una birra l’album ha mantenuto le aspettative anche se a tratti l’impressione diffusa è che sia un disco di transizione, indubbiamente molto accademico ed elaborato: gli apprezzamenti sono stati unanimi e convinti per un lavoro di alta manifattura e che nel complesso snoda l’autore da quelle atmosfere dense e fumose del digital dub dei lavori precedenti a favore di un risultato sicuramente più fluido, pur mantenendo identificabile sound, tecnica e ricerca.
Pole infatti espande ulteriormente i propri orizzonti sonori, non abbandona mai la ritmica che resta posizionata costantemente in primo piano insieme a quei suoi bassi profondi che trascinano l’ascoltatore giù negli abissi. I pattern sono di base meccanici, esteriormente regolari e concreti, fusi in una danza a basso dosaggio di bpm, vibranti e ricchi di sonorità frammentate con manipolazioni mutevoli che periodicamente fendono il mix, ben allineato in un mood numerico, tuttavia elegante e farcito da toni accomodanti e raffinati.
Le tracce singolarmente rincorrono sempre un tema preciso, in un modello ben organizzato e nel complesso vivono di una coerenza timbrica che soggiorna in un ambiente acustico uniforme; la diversificazione emerge tuttavia con lo scorrimento della playlist che mette altresì in risalto una moltitudine di trame differenziate e atmosfere difformi.
“Fading” è un disco dalla prevedibile architettura più che da divano consumato e insudiciato di un club, le sue geometrie si edificano attraverso spazi sonori saggiamente articolati. L’ascolto è stimolante e le narrazioni magnetiche, colpisce la sua tangibilità e il maturo spiritualismo dell’autore.
Autore: Luigi Ferrara