Due anni fa, il collettivo congolese KOKOKO! (di cui fa parte anche il francese Xavier Thomas “Dèbruit”), dava alle stampe “Fongola – Instrumentals” (Transgressive Records), un disco dall’incredibile impatto sonoro ed emotivo, figlio di un’Africa, forte delle proprie radici. ma capace di essere ecumenicamente extra-continentale.
A colpire, l’arte dei musicisti nel trasformare rifiuti in strumenti elettroacustici (su internet è caricato un video esplicativo in cui, tra l’altro, si vede una macchina da scrivere in formato “drum machine”).
Un nuovo mondo d’ibridazioni sonore, esattamente misurate, si apriva quindi all’orecchio dell’ascoltatore, dove l’elettronica, il post punk e la new wave sposavano la madre africa per essere colpite dal suo benevolo male.
Roots e Cyber-space … se si fosse trasposto il tutto nel mondo dell’immaginario fumettistico, “Fongola” potrebbe essere tranquillamente stato suonato e prodotto nel regno di Wakanda di Stan Lee e Jack Kirby.
Ebbene, a due anni di distanza, sempre per la Transgressive Records, esce “Fongola – Instrumentals”, versione, come suggerisce l’appendice al titolo, strumentale del suo predecessore di cui, più che della voce come strumento, comunque in parte presente nelle nuances di fondo, è afona delle parole e degli screzi policromi delle articolazioni legate alla pronuncia delle stesse in una lingua, tra l’altro, miscellanea di diversi idiomi.
Quanto tale lavoro sia funzionale, a parere dello scrivente, lo potrà forse dire solo il tempo, essendo nell’immediato troppo forte il peso mancante del detto.
La versione strumentale appare, infatti, orfana della carnale profondità e matrice afro presente nel suo predecessore, dettata appunto dal “cantato” e dal suo ancestrale fascino tribale; la sola musica, nuda, seppur nella sua pregevole giungla sonora, non mostra infatti avere da sola una significante forza trainante.
Ultima annotazione, la durata di “Fongola – Instrumentals” di circa due minuti più lunga, minutaggio quasi tutto contenuto in “Malembe”.
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autore: Marco Sica