“Il mattino che mi alzai per iniziare questo libro, tossii. Qualcosa veniva fuori dalla mia gola, mi strangolava. Spezzai il filo che la teneva e la buttai via. Tornai a letto e dissi: ho sputato il mio cuore”. Uno degli incipit più belli che abbia letto, quello di Anaïs Nin da “La casa dell’incesto”, tornato alla mia memoria rileggendo le parole di Francesca Pongiluppi dall’intervista rilasciata in occasione dell’uscita di “Emily Dickinson – Because I could not stop for Death” (Viceversa Records – 1Q84 Tapes – The Orchard) a firma Anaïs.
Il disco, quale tributo alla poetessa Emily Dickinson, è “poesia” fatta musica, sospesa tra “cantautorato” indie, slowcore e quanto di meglio prodotto come “genere” tra gli anni novanta e il duemila.
Le arti di Euterpe si riappropriano, così, del loro naturale spazio condiviso, nella miscellanea e commistione del suono della voce e degli strumenti e del valore semantico del cantato, che si fa portatore di melodia e di contenuto.
E a Franco Zaio e Francesca Pongiluppi (Vera Vittoria Rossa) abbiamo posto alcune domande sulla loro vocazione artistica, sul progetto Anaïs e su “Emily Dickinson – Because I could not stop for Death”.
Musica, letteratura e poesia; una commistione affascinante e di pregio. Da cosa nasce questa vostra cifra stilistica?
Franco Zaio: ‘Vera è una grande lettrice, io lavoro nel mondo delle librerie da 30 anni… Personalmente ho iniziato a usare le poesie come testi delle mie canzoni dal lontano 1997, il primo esperimento fu proprio “Good Morning Midnight” di Emily Dickinson. In quel periodo suonavo nei Sybil, con i quali musicammo anche altri poeti come William Blake. Successivamente con i Chloe fu la volta di “Funeral blues” di WH Auden (poesia resa famosa dal film “Quattro matrimoni e un funerale”). Dopo i Chloe con gli Anaïs ho avuto come autrice dei testi delle mie canzoni Vera Vittoria Rossa, canzoni ascoltabili nei due dischi “Sottrazioni” (Marsiglia Records) e “Amoressia” (autoprodotto). Nel 2008 inoltre ho realizzato un intero disco solista sulle poesie di Cesare Pavese (ascoltabile su Spotify e YouTube: Franco Zaio “Last blues”)’.
Francesca Pongiluppi (Vera Vittoria Rossa): ‘D’altronde anche il nome del gruppo è un riferimento letterario: nel momento in cui abbiamo deciso, stavo leggendo “La casa dell’incesto” di Anaïs Nin’.
Un intero lavoro discografico dedicato a Emily Dickinson; quale è l’affinità elettiva tra gli Anaïs e la poetessa statunitense?
Franco: ‘Trovo che le poesie della Dickinson siano davvero senza tempo, di una bellezza e profondità illuminante. La sensibilità con cui ha vissuto il suo lockdown volontario ha inoltre molte assonanze con il lockdown forzato che abbiamo vissuto nel 2020’.
Francesca: ‘Silvio Raffo ha ragione, il linguaggio della Dickinson è profetico: credo che riesca a toccare le corde universali dell’animo umano, trasversale alle epoche. Personalmente accarezzo l’idea di contribuire a diffondere la poesia, forma espressiva scolasticamente è bistrattata; in Italia è sempre difficile far apprezzare poeti e scrittori stranieri. Il fatto stesso che io non l’abbia mai “incontrata” a scuola, prima di averla cantata nel 1997, è significativo, quando invece è così vicina al sentire dei giovani’.
La scelta delle poesie della Dickinson e delle relative tematiche sono legate a doppio filo e a doppia voce con il valore e il contenuto delle canzoni, sia sotto il profilo testuale-comunicativo che musicale. Quale è stata la genesi che ha portato alla realizzazione del disco “Emily Dickinson”?
Franco: ‘Nel 2017 io e Vera abbiamo avuto discordanze e dissapori sulla produzione (i suoni) del progetto, quindi ci siamo “separati”. Il disco è proseguito come mio progetto solista (forse solipsista sarebbe più corretto, come aggettivo), così come fu quello di Pavese. Ho suonato/registrato tutti gli strumenti, e anche cantato tutti i pezzi. Durante il mixaggio però mi sono reso conto che la voce di Francesca avrebbe molto migliorato la “resa” delle poesie e delle canzoni, quindi l’ho ricontattata (tra l’altro in un momento molto difficile della sua vita) e ha registrato le parti vocali dove le nostre tonalità coincidevano. Per questo diverse canzoni sono cantate da entrambi, insieme o separatamente’.
Francesca: ‘Il sottotitolo dell’album, “Because I could not stop for Death”, è il verso iniziale di una celebre poesia della Dickinson che non abbiamo musicato ma, scaramanticamente, ho convinto Franco ad inserire, per esorcizzare le mie traversie di salute. Nel disco, oltre alla mia voce, i cori di “Good morning midnight” sono di mia figlia Ludo Fish e i rumori a cura di Berna. Sebbene “Emily Dickinson” sia stato interamente suonato da Franco, dopo il mio coinvolgimento nelle registrazioni gli Anaïs sono ulteriormente cresciuti come famiglia, oggi composta anche dai musicisti Mauro Ghirlanda al basso e alla chitarra e Guido Zanone al cajon’.
“Emily Dickinson” è un disco sospeso tra il “cantautorato” indie, lo slowcore e quanto di meglio prodotto come “genere” nell’ultima decade del 1900. Come nascono gli Anaïs e verso quali futuri orizzonti sono proiettati?
Franco: ‘Gli Anaïs in effetti sono nati negli anni 90 con le intenzioni e le influenze che hai sentito e citato. Personalmente non ho mai flirtato con l’elettronica né con le mode musicali, provenendo dal punk ho un concetto di musica molto essenziale e sintetica. Per il futuro abbiamo nel cassetto altre poesie musicate dal sottoscritto che potrebbero diventare un disco: non dico i nomi dei poeti perché prima devo chiedere permessi e approvazioni ad autori e detentori dei diritti. Speriamo si possa suonare quanto prima dal vivo di nuovo, per portare il disco nei locali ma anche nelle librerie’.
Francesca: ‘Sicuramente la rete ci sta dando quella visibilità che non ci è concessa tramite i live, dimensione che tuttavia privilegiamo. Per questo, siamo molto attivi sulla pagina Instagram anais_la_band; abbiamo anche un canale YouTube, Anaïs la band, in cui si può trovare il video di “I am nobody” (diretto da Noemi Novaro e montato da mia figlia), che ci ha concesso la grande soddisfazione di comparire come sigla iniziale durante le celebrazioni virtuali per il 190mo anniversario della nascita di Emily Dickinson, curate dal Museo di Amherst. Nel nostro repertorio continuiamo a inserire nuove cover di pezzi appartenenti a generi molto distanti dal nostro, riarrangiati alla nostra maniera: sottraendo e addolcendo (sul canale YouTube ce n’è un esempio: il video di “No fun” degli Stooges)’.
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https://www.instagram.com/anais_la_band/
autore: Marco Sica