Tornano su Freak Out Magazine Le Assaggiatrici e il loro “A pranzo Babette”, la rubrica dedicata ai film tratti da opere letterarie. La proposta di questa settimana è “Chéri”, dall’omonimo romanzo di Coletto, portato sul grande schermo da Stephen Frears di Michela Aprea
Léa è una donna di mondo, è bella, è ricca, è sapiente. Chéri è un ragazzo giovane, capriccioso, “dai capelli con i riflessi bluastri come le penne dei merli”. Hanno vissuto a lungo come due rette parallele, fino a quando il Tempo ha deciso che il momento fosse maturo affinchè le loro vite s’intrecciassero in un amore profondo, carnale, tragico.
Sei anni. Tra broccati, pizzi ricamati, pelle dolce come il miele, profumata di mille fiori, carne, voluttuosi sensi e buon vino. Sei anni in una vita piena, opulenta, immersi in una bellezza continua, immutabile e senza fine. Ma si tratta soltanto di un’illusione.
“Non distingueva i punti precisi in cui il tempo, con tocchi impercettibili, segna su un bel viso l’ora della perfezione e poi quelli di una bellezza più evidente, che annuncia già la maestà di un declino” scrive Colette, l’autrice dell’omonimo romanzo che Stephen Frears insieme al Premio Oscar Christopher Hampton, hanno portato nel 2009 sul grande schermo.
Non per la prima volta, già nel 1950 il regista Pierre Billon realizzò una trasposizione dell’omonimo romanzo scritto da Sindonie – Gabrielle Colette nel 1920. Nel 1926 la scrittrice francese diede alle stampe il suo “sequel”, la “Fin de Chéri”.
Frears sceglierà di consolidare le due opere nella sua sontuosa trasposizione incarnata da una Michelle Pfeiffer raggiante nel ruolo di Lèa de Lonval. Rupert Friend interpreterà invece Fred Peloux, Chéri, e Kathy Bates indosserà invece i panni della madre di Chéri, Madame Peloux.
Il film venne presentato alla 59esima edizione della Berlinale. Conquistò lo Swann d’oro al miglior regista al Festival du Film de Cabourg. Le musiche, di Alexandre Desplat, sono state eseguite dalla London Symphony Orchestra.
Superbe le ambientazioni (Chez Maxim’s, l’ Hotel du Palais di Biarritz , l’hotel Mezzara, tra le altre) come i costumi curati da Consolata Boyle. La fotografia è di Darius Khondji.