Su Pagina 3 di Rai Radio 3 è stata presentata l’anticipazione di “Accelerazione – Correnti utopiche da Dada alla CCRU” di Edmund Berger, edito da Nero Editions – Collana Not.
Da Decoder (“Muzak is More than Music”), con Frank-Martin Strauß (F.M. Einheit o Mufti), Christiane F., Genesis P. Orridge e Bill Rice, passando per il Cyberpunk: “In un post del 2004 dal titolo «Spinoza, K-punk, Neuropunk», Mark Fisher ha descritto la convergenza tra il pensiero di Spinoza e il cyberpunk sulla base del fatto che «proprio a causa di questo raccapricciante e morboso assemblaggio – cioè il disordine generalizzato del sistema nervoso centrale e la plasticità che ne risulta – «l’essere umano contiene un potenziale di destratificazione che manca agli organismi più semplici», citando Burroghs, Deleuze, Guattari, Baudrillard, Kellner …, sino a giungere al Kraut Tedesco, l’anticipazione, pubblicata sulla pagina Not di Nero Editions, è un’anabasi verso l’utopico, il distopico e il contemporaneo.
Di seguito un breve e significativo estratto:
‘Nelle sue «Annotazioni su Burroughs», il teorico dei media Marshall McLuhan ha individuato le due principali proposizioni dell’opera di Burroughs, la prima espressa soprattutto attraverso Pasto nudo (1956), la seconda attraverso Nova Express (1964). Uno: «Oggi i nervi degli uomini sono attorno a noi: sono venuti al di fuori del corpo come ambiente elettrico». E due: «Lo stesso sistema nervoso umano può essere riprogrammato biologicamente tanto facilmente quanto una rete telefonica può modificare la sua tariffa». Come sottolinea Fisher, queste affermazioni riguardano tanto l’ossessione di McLuhan per l’impatto di un contesto tecnologico in rapida trasformazione sulle dimensioni psicologiche e fisiologiche dell’essere umano, quanto le riflessioni dello stesso Burroughs sui sistemi di controllo. Ad ogni modo, comunicano una situazione in cui il sé si apre e si estende sotto le raffiche dei loop cibernetici, mentre la pelle si srotola e si riarrotola dentro i dispositivi di input e output di quelli che Deleuze e Guattari chiamerebbero sistemi macchinici. Da qui, la sostanza carnosa del corpo, con tutta la sua cognizione integrata, diventa qualcosa di indistinto dai sistemi mediatici. Come ha detto Burroughs a proposito di Nova Express, «quella che noi chiamiamo realtà non è altro che un film. Una pellicola, che io chiamo pellicola biologica».
Ciò che rende Burroughs un razionalista freddo è il suo spietato approccio spinoziano, che si articola su tre punti: (1) contrariamente alla rigida soggettività postmoderna, include interessi umani; (2) questi interessi sono bloccati da forze d’occupazione aliene; (3) la libertà umana consiste innanzitutto nell’individuare e poi eliminare queste forze (in pratica combattendo le cause della schiavitù umana). Essere liberi non consiste nel fare quello che «si vuole», considerato che l’organismo umano tende naturalmente verso circuiti edonistici ipercontrollati in strutture ripetitivo-compulsive (in pratica, lo spettacolo di una sala giochi). Per Burroughs gran parte del sesso era indistinguibile dalla pornografia, ed entrambi, come la tossicodipendenza, sono stati introdotti nell’organismo dal Controllo (qui Burroughs si allinea non solo con Spinoza ma anche con Foucault…). Allo stesso modo Fisher nota in Flatline Constructs come «“la riprogrammazione” del sistema nervoso centrale – che è anche il perno di Nova Express di Burroughs, nell’esegesi di McLuhan – è un modello neospinoziano di produzione di passioni tristi». Ciò significa che la neuroplasticità attivata dal sistema nervoso permette alle macchine del controllo di operare su di esso, ma aprendo contestualmente una via di fuga da quelle stesse forze astratte di dominazione impersonale. Come diranno Micheal Hardt e Antonio Negri in un breve inciso di Impero: «Nel mondo oscuro della fiction cyberpunk, ad esempio, la libertà della cura di sé è spesso indistinguibile dai poteri di un controllo onnipresente»’.
Marco Sica