Conclusa l’esperienza con i fondamentali e seminali Unsane, Chris Spencer ha messo in piedi un nuovo progetto creando un super gruppo. Della formazione fanno parte Chris Pravdica, Phil Puleo (Swans) e Jim Coleman (Cop Shoot Cop). Scordatevi dunque il blues-core compresso ed esplosivo del trio newyorkese ma pensate ad una strana ed intrigante fusione tra i tre gruppi di provenienza dei quattro componenti degli Human Impact.
Il suono si muove in territori indie-rock e sfocia in un post-core noise con tutti i possibili addentellati.
Sin dal nome la band offre nei brani tematiche che riguardano il dramma collettivo del riscaldamento globale; i quattro ce lo propinano in fase apocalittica con brani da cui emerge angoscia sostituendosi alll’angst tipico degli Unsane.
Il modo di cantare di Spencer è meno contratto, seppure sempre molto teso e rabbioso, basta ascoltare la traccia “Protester” per rendersene conto. Altro aspetto curioso, e intrigante, di questo disco sono i modi in cui il quartetto riesce a far dialogare l’elettronica con le chitarre, infatti basta premere play sulla traccia “Portrait” e l’intro ci riconduce a noises che si sovrappongono in maniera dilatata e con risvolti quasi psichedelici.
L’unico chiaro richiamo agli Unsane è la traccia che chiude l’album: “This dead sea” un un limpido esempio di blues-core si fortemente mediato dai noises elettronici. Tuttavia, il brano migliore è “Cause” con chitarre aperte e un fantastico basso che pulsa, come nella migliore tradizione noise. Un disco molto newyorkese, che si inserisce nel solco del miglior indie-rock d’oltreoceano.
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autore: Vittorio Lannutti