Ci giocano ancora sopra, con gusto e creatività: gli Archive, dopo aver pubblicato Versions, un album di cover delle loro stesse canzoni, o meglio di versioni alternative e modificate delle loro hit, hanno ora pubblicato per PIAS Versions: remixed, ovvero quelle stesse versioni alternative ora però in modello remix. Per farlo hanno invitato nomi importanti, come Darkstar, GLOK (alias Andy Bell dei Ride), Vessels, Richard Norris, Russian Linesman.
Su questo lavoro ecco la dichiarazione del leader Darius Keller: “sono sempre affascinato di vedere dove altri artisti e produttori portano la mia musica quando hanno libertà di portare la loro creatività nel progetto. L’idea dei remixes risale addirittura alle prime origini della band nella scena club inglese dei primi anni ’90. Ma questi non sono club remix, noi volevamo un album di remix che riflettesse il mood dell’originale Versions, contemplativo e etereo. Credo che tutti i remixers hanno qui fatto un ottimo lavoro, e li ringrazio davvero tanto per il loro input creativo, amo davvero quanto ne è venuto fuori!!”
Un remix di questo disco è persino frutto di una gara lanciata via SoundCloud, in cui la band ha invitato i fan a divertirsi a remixare, premiando il vincitore con il lancio del primo singolo: ha vinto il remix di Fuck U, che dunque si può ascoltare in You Tube.
Taroug, il vincitore, ha dichiarato che “gli Archive hanno una forte influenza sulla mia carriera musicale, perciò lavorare su Fuck U è stato speciale e fortemente emozionante per me. Ero eccitato dall’arpeggio synth nella parte media del pezzo e ho reinterpretato questa idea nel mio mix. Volevo costruire un bridge fra la versione originale di Fuck U e quella di Versions. Un ritmo forte ma non troppo complicato. Aver vinto è un grande onore per me”.
In sostanza, si tratta di un disco per i soli fan, che ovviamente niente può aggiungere nella conoscenza e nella fruizione dell’ascoltatore medio per la band di Keeler e Griffiths con la nota vocalist Holly Martin, che peraltro già dagli esordi si divertiva con trip hop e musica elettronica, rappresentando il contraltare più dolce e melodico e pop di band come Massive Attack e Portishead.
Tutti i fan sanno che poi la band si è mossa dagli esordi triphop, arrivando fino al progressive rock, e traccia di questa evoluzione, che è soprattutto di melodie, si nota, anche in alcuni riusciti e più ritmati remixes, come per esempio in Bright Lights. Si può parlare, grazie ad alcuni splendidi remix, persino di Dream Pop, che è soprattutto il mood in cui si conclude l’album, dalla traccia 7 Pills, fino a End of Our Days e Empty Bottle, passando per Nothing Else e Remain of Nothing.
Complessivamente, un’operazione divertente per i remixers, intrigante forse per la band, ma certamente molto al di sotto di un vero e proprio album di inediti, per il quale gli Archive continuano a farci aspettare, dopo l’ultimo disco del 2016, girando intorno alla rimacinazione dei loro pezzi, dalla raccolta 25, fino appunto a Versions, e ora i remix. Ma la creatività nuova langue, a quanto pare.
http://www.archiveofficial.uk/
autore: Francesco Postiglione