Prosegue con regolarità l’attività solista di Ihsahn, che ogni due anni pubblica un nuovo disco, partecipando nel frattempo ad un mare di progetti altrui senza trascurare le impegnative tournée con i suoi Emperor, che pur non pubblicando più nuovi dischi da ormai vent’anni, si riuniscono periodicamente per suonare dal vivo.
Dopo aver messo in mostra nel precedente EP intitolato Telemark, uscito all’inizio dell’anno, il proprio lato black metal, trasfigurato ad ogni modo in questa nuova fase solista in una particolare veste vagamente post grunge e gothic, ecco che in questo nuovo EP, sempre di cinque brani, Ihsahn approfondisce invece un chiaroscurale, espressivo e trattenuto rock melodico, incentrato su atmosfere romantiche che sporadicamente si aprono a repentini frammenti orchestrali, alternanza di incisi prog metal, new wave e finanche soul – accade nel riuscito brano omonimo ‘Pharos‘ – o liquide, buie maree digitali che si rispecchiano nella copertina del disco e che sembrano accennare ai Nine Inch Nails più pensosi – nella cover di ‘Roads‘ dei Portishead – ponendo sugli scudi la bella voce, che come spesso accade ai cantanti metal mostra doti sorprendenti quando si misura con registri più pop.
Infatti in questo frangente la voce di Ihsahn ci ricorda Nick Holmes dei Paradise Lost e James Heatfield dei Metallica alle prese con le ballate, ma anche e forse soprattutto Dave Gahan dei Depeche Mode, gruppo non metal da sempre riferimento per i metallari europei.
Il disco si chiude con la cover di ‘Manhattan Skyline‘ degli A-Ha, che vede alla voce Einar Solberg dei connazionali Leprous, per un comunque gradevole episodio radiofonico che dobbiamo dire a questo punto allontana tanto Ihsahn dalle suo origini con gli Emperor, che negli anni novanta, ricordiamolo, ridisegnarono il black metal scandinavo in una veste feroce, sadica, anticristiana ma non più gelida e mortifera, dunque musicalmente più pulita e articolata, creando il symphonic black metal assieme ai Dimmu Borgir.
Pharos è un discreto disco, dal carattere interlocutorio, che lascia tuttavia la strana sensazione di assistere ad una fusione a freddo, e logicamente toccherà ad Ihsahn in futuro trovare una sintesi fluida per queste sue vocazioni così distanti, metal e soul, in cui comunque eccelle.
autore: Fausto Turi