Jérémy Clapin rappresenta uno dei maîtres dei film d’animazione dei nostri tempi. Con la sua mise en scène, con il suo stile di narrazione complesso e limpido riesce a catturare velocemente lo spettatore. Il cineasta gioca destreggiandosi bene con i nostri sentimenti, le nostre emozioni, le nostre percezioni, ci meraviglia come solo un vero illusionista è capace rimescola le storie, semina dettagli onirici, mostra momenti di pura poesia, pur non disdegnando ammiccamenti e tocchi di umorismo.
Presenta due universi in parallelo.
Il primo quello di Naoufel. Il porta pizza, con un’esistenza quasi cancellata, tutti i suoi sogni frantumati, le sue speranze lontane. Eppure sebbene la sua vita non è semplice tutto sommato spera in modo rassegnato. In una serata piovosa e triste arriva nell’atrio di un palazzone impersonale parigino davanti a una porta dura ad aprirsi se non si è in possesso del codice. E’ li’ che aspetta per consegnare una pizza ormai fredda e immangiabile. Il giovane suona al campanello, ripetendo la solita frase, la solita litania pronto a scusarsi per il ritardo aspettando di essere come al solito duramente rimproverato. Ma dal filo dell’interfono questa volta la magia di una voce piacevole. La voce di Gabriella, ecco che lui solo ascoltando la sua voce si innamora, inizia finalmente a sognare, inventa, fantastica. Questo bel suono immerso come è nell’indifferenza della vita di ogni giorno lo porta indietro nel tempo, quando era piccolo e ben protetto dalle braccia della madre e del padre, un amore questo incondizionato e senza riserve. E pensare che lui che da piccolo voleva conquistare lo spazio e la musica.
La seconda storia, senza parole, impressionante, la protagonista un membro del corpo: “la mano”. Assistiamo qui a scene surrealiste, inversioni di ruoli. Non è più l’umano che si dispera perchè gli manca la mano, ma bensì la mano che cerca in tutti i modi di ritrovare il suo corpo. Inizia il viaggio della mano, che scappa dal laboratorio appunto cercare il suo proprietario. E’ qui che inizia la magia, ella possiede un anima. La mano diviene ben presto come un personaggio reale. Per lei si trema quando si ritrova alle prese con dei predatori più grandi di lei, alle prese con gli incubi , la paura del buio, la solitudine, l’abbandono. Si spererà per lei, sarà capace di emozionare, di diffondere la melanconia, la nostalgia e la dolcezza di una piccola e tenera mano di un bebè. Tante ancora le riflessioni, questo film possiede un’incredibile ricchezza, tanti spunti per pensare e sentire. Ognuno di sicuro troverà il suo.
autrice: Rosita Auriemma