Si apre con un messale pagano da boschi (“Forest”), di una natura mutata in cibernetica, “Civic Jams” (Warp), il quarto album del duo electro-pop Darkstar.
Sul sito della Warp si legge, come nota, “A photonegative of a dance record shaped by a dialogue between shoegaze atmospherics and UK bass music’s ‘hardcore continuum’”.
A ben ascoltare, i ritmi dance rallentati e “incantati”, con la pulsazione dei bassi in primo piano, rendono il senso da “negativo” di un’istantanea di viaggio lungo autostrade che sovrappongono corsie metropolitane a desertiche highway.
E così, a dieci anni dall’esordio “North”, a cinque da “Foam Island” e a quattro dall’EP “Made to Measure”, sin dal singolo “Jam”, che ha anticipato l’uscita del disco, si è avvertita la maggior introspezione raggiunta da Aiden Whalley e James Young, anche nelle tematiche affrontate, un po’ più distante dal l’electro-pop delle origini, ora capace di coniugare il mood retrò del genere con le basse e cadenzate ritmiche (su tutti “30” con la partecipazione di Laura Groves e “Wolf”).
Il suono predilige la profondità e la pulizia alle derive noise o glitch, lasciando così intravedere sempre nitidamente il fondo, anche quando apparentemente (“Tuesday” e “Tex”) il crescendo nello scorrere dei brani e l’incedere sembrerebbero premonire più aspre incisioni; il tutto forte della grazia tipica della vecchia terra di Albione … sublimata nel brano di chiusura “Blurred” che congeda “Civic Jams”, con la stessa preghiera con cui “Forest” lo ha introdotto.
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autore: Marco Sica